Contratto di solidarietà 2020: come funziona e chi ne ha diritto

Contratto di solidarietà 2020: come funziona e chi ne ha diritto. Una tipologia di accordo per evitare i licenziamenti collettivi e individuali durante una crisi aziendale. 

Il contratto di solidarietà è una tipologia di contratto pensata allo scopo di sostenere i lavoratori, evitandone il licenziamento in caso di crisi economiche aziendali. Può dunque essere considerato come un vero e proprio ammortizzatore sociale. 

Quando infatti un’impresa va in crisi, soluzioni come licenziamenti collettivi e riduzione del personale diventano inevitabili agli occhi del datore di lavoro. Il contratto di solidarietà si pone come un’alternativa a questa soluzione che si traduce in un accordo che viene sottoscritto tra il titolare dell’impresa, il dipendente e un rappresentante sindacale. Una logica contrattuale pensata per fare in modo che l’azienda piuttosto che licenziare, riduca il monte ore complessivo dei dipendenti. Il tentativo è quello di far lavorare i dipendenti meno ore, ma al contempo fare in modo che tutti possano rimanere. 

Naturalmente, la riduzione delle ore lavorative comporta anche uno stipendio più basso per il dipendente. Ma è l’INPS che si occupa di compensare questa perdita di retribuzione per un determinato periodo di tempo. 

Contratto di solidarietà 2020: difensivo ed espansivo

Il contratto di solidarietà difensivo ha lo scopo di evitare i licenziamenti collettivi e individuali. È una tipologia di accordo che riguarda le aziende soggette alla CIGS che hanno avuto in organico un numero superiore a 15 dipendenti nel semestre precedente. Sono escluse da questo accordo le case editrici, le imprese che si occupano di stampare periodici e le agenzia di stampa nazionali. Nel contratto viene stabilita una rotazione di tutti i lavoratori che subiscono una riduzione dell’orario lavorativo. La durata non può essere inferiore a 12 mesi o superiore a 24 mesi. Può però essere prorogato per 24 mesi, e 36 nel caso delle aziende che hanno sede nel Sud Italia. Alla scadenza del contratto, il datore di lavoro ha la possibilità di stipularne un altro, ma soltanto  dopo che sia passato almeno un anno. La legge prevede inoltre che la riduzione dell’orario di lavoro non possa superare il 60 per cento dell’orario previsto nel regolare contratto. 

Il contratto di solidarietà espansivo ha invece lo scopo di agevolare le imprese ad assumere nuovo personale riducendo al contempo le ore lavorative dei dipendenti già in organico. Per ogni lavoratore che viene assunto con un contratto a tempo indeterminato, l’INPS riconosce un contributo per ogni mensilità di retribuzione. O in alternativa, nel caso in cui si tratti di persone sotto i 29 anni, l’applicazione dell’aliquota che riguarda gli apprendisti.

Contratto di solidarietà 2020: chi ne ha diritto

Il contratto di solidarietà può essere applicato a tutto il personale dipendente delle aziende. Esistono però alcune eccezioni che escludono da questo accordo gli apprendisti, i dirigenti, i dipendenti che all’interno dell’impresa sono stati assunti da meno di 90 giorni, lavoratori a tempo determinati per attività stagionali, lavoratori a domicilio e dirigenti.

In alcuni casi possono usufruire di questo contratto anche i dipendenti part time. È necessario però che l’azienda sia in grado di dimostrare il carattere strutturale del part time come tipologia di contratto comunemente utilizzato all’interno dell’impresa. Ai lavoratori spetta in questo caso un contributo integrativo erogato dall’INPS che sarà pari all’80 per cento del compenso perso a causa della riduzione dell’orario di lavoro. 

Nei contributi INPS previsti dal contratto di solidarietà sono previste anche le ferie, ma soltanto in cui vengano maturate nel periodo in cui si sta utilizzando questo accordo. In caso contrario, queste saranno totalmente a carico dell’azienda.

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