Commercialista, è previsto un rimborso in caso di errore?

In caso di errore nella dichiarazione dei redditi, subentra la responsabilità da parte del commercialista. Quali conseguenze per il cliente?

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Dichiarazione dei redditi (Foto Adobe)

Ogni anno, quando giunge il sacrosanto periodo di preparazione alla dichiarazione dei redditi, i singoli lavoratori o le famiglie iniziano il tamtam di raccolta degli scontrini, delle fatture per godere della detrazione di taluni spese, e degli eventuali e disparati calcoli, dalle compensazioni ai redditi percepiti. Soprattutto, è il tempo in cui ci si rimette nelle mani del. nostro mentore fiscale: il commercialista.

Proprio nei mesi caldi delle predisposizioni dei modelli di dichiarazione, i commercialisti degli studi privati, dei CAF e dei Patronati, sono coinvolti, più di ogni altro momento dell’anno, a un sovraccarico di lavoro per dare risposte rassicuranti sull’adempimento regolare dei doveri fiscali ai lavoratori, sia autonomi che dipendenti, e ai pensionati. Può accadere pertanto che anche il professionista di fiducia possa commettere un errore; ma come per ciascun professionista, un errore può produrre conseguenze pesanti per il cliente.

Commercialista, quando il contribuente può chiedere il risarcimento

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Dichiarazione dei redditi (Foto Adobe)

Oggi, la normativa ha allargato la responsabilità del professionista non solo agli errori, ma anche ai subdoli consigli al cliente (come evadere una tassa, ad esempio), oggetto di un procedimento penale a carico sia del contribuente che del commercialista. La responsabilità professionale subentra nei casi di incuria o di ignoranza in fatto di disposizioni di legge; per negligenza, imprudenza o imperizia, causando un danno alla posizione del proprio assistito nei confronti del Fisco.

È particolare complessità di problema tecnico a dichiarare responsabile il commercialista incaricato a trovare la soluzione, solo se si palesa la malafede o la “colpa grave”: come il caso di dichiarazioni fiscali sbagliate, al fine di “gonfiare” il volume di affari senza ritrovarne traccia nei relativi registri, né nelle fatture emesse. Il cliente pertanto può ottenere il risarcimento dal proprio commercialista dimostrandone tanto l’errore quanto il danno causato da esso.

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Se l’Agenzia delle Entrate accerta, con un avviso, l’evasione di imposte, causata dalla dimenticanza del professionista di versare le tasse per conto del proprio cliente, il danno è rappresentato dalle sanzioni; il tributo è dovuto ineludibilmente dal cliente. Oppure, nel caso in cui un commercialista, incaricato dal cliente, si dimentica di impugnare un accertamento tributario, il risarcimento compete soltanto se il ricorso raggiunga un esito positivo.

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Nella dichiarazione dei redditi, il commercialista non è può essere ritenuto responsabile di eventuali omissioni se non ha ricevuto dal cliente i documenti e i dati relativi alla propria situazione fiscale: le scritture contabili sono redatte sulla base di quanto fornito dal cliente; non può attivare, per tali priorità, alcuna iniziativa autonoma. Al di fuori di ciò, il termine per richiedere il risarcimento al commercialista (termine di prescrizione) è di 10 anni dall’accadimento del danno; può venire comunicato tramite diffida o, in circostanze di reato penale, bisogna allora sporgere la querela nei confronti del professionista.

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