Farina e mais, prezzi in aumento: cosa c’entra la guerra in Ucraina

Sui mercati di Chicago e Parigi, i principali per grano e mais, si sono registrate enormi crescite dei costi

grano
(unaplash)

Non tutti forse lo sanno, ma la dipendenza del nostro Paese dall’Ucraina e dalla Russia non riguarda esclusivamente l’energia, ma anche le materie prime alimentari. Chi lo sentirà per la prima volta ne resterà stupito, ma il Paese del sole, quale il nostro viene appellato, ha bisogno di importare il 64% del grano tenero, il 44% di grano duro, il 47% e 23% rispettivamente di mais e soia. Queste le stime della Coldiretti.

La produzione nazionale evidentemente non riesce a coprire il fabbisogno interno e soprattutto la domanda di export dei prodotti alimentari fabbricati con queste materie prime. Il grano tenero viene fondamentalmente impiegato nella produzione di pane, biscotti e pasticceria; il grano duro è la materia principale per la pasta made in Italy; mais e soia sono alimenti fondamentali per gli animali da allevamento.

Cosa c’entra la guerra? Il mais ed il grano tenero vengono importati dalla Russia, ed in una settimana di conflitto i costi di questi prodotti si sono decisamente innalzati. Con l’inevitabile ricaduta sul consumatore finale, che alla fine dei conti pagherà di più per pane, biscotti e formaggi.

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Da un articolo di Agronotizie del primo marzo 2022 si apprende che “Parigi segnava sulla giornata precedente 20 euro in più a tonnellata per il grano tenero (+7%) e 30 euro in più per il mais (+10%). Rispetto alla chiusura del lunedì precedente, alla vigilia dell’attacco russo, il grano tenero è passato da 274 euro a tonnellata agli attuali 310 euro a tonnellata (+13%) mentre il mais è passato da 247 euro a tonnellata agli odierni 320 euro (+29%)”.

Mentre rimane salva per ora la pasta. L’import del grano duro è principalmente di provenienza canadese. Facendo i conti per bene non si può prescindere dalla questione energetica. I rincari di carburante pesano enormemente sugli import-export, e di nuovo, il consumatore finale ne fa le spese, nel senso letterale del termine. Quindi la guerra, anche se sembra lontana, non lo è affatto, e non solo per la minaccia della distruzione nucleare.

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