Crisi Ucraina, secondo il Presidente della Commissione UE bisogna puntare sulle rinnovabili per affrancarsi dalla Russia

La questione è complessa, ma una delle minacce principali per l’Europa è che si trovi sprovvista di gas naturale. La Russia è il primo esportatore per il 47,1% del fabbisogno

gas trasporto
Gasdotto (unsplash)

Quando la fonte di quest’articolo, ovvero un pezzo dei colleghi di Greenreport, è stata scritta, Putin non aveva ancora iniziato i suoi attacchi militari, e lo stato di guerra per i civili era ancora solo una minaccia, anche se ravvicinata. Ad ogni modo la crudeltà e l’orrore dei bollettini che contano le vittime non possono annullare le riflessioni sul futuro.

Chissà che non sia troppo tardi, ma sembra utile riportare le parole del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen alla chiusura della Conferenza di Monaco sulla sicurezza: “Dobbiamo diversificare sia i nostri fornitori che le nostre fonti di energia: questo lavoro è già in corso. Abbiamo contattato i nostri partner e amici in tutto il mondo, e oggi posso dire che anche in caso di interruzione totale dell’approvvigionamento di gas da parte della Russia, siamo al sicuro per questo inverno. E nel medio e lungo termine, stiamo raddoppiando le energie rinnovabili. Ciò aumenterà l’indipendenza strategica dell’Europa in materia di energia”.

L’energia da fonti rinnovabili, l’unica veramente pulita, che non lascia scorie come il nucleare, può essere un perno per affrancare l’Europa dalla dipendenza dal gas naturale russo. I dati Eurostat 2019 riportano che il 41,1% del gas naturale consumato in Europa proviene dalla Russia, percentuale che sale al 47,1% in Italia. E questo non può non determinare una sfera d’influenza che va ben oltre i confini russi o ucraini.

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Anche se la von der Leyen sostiene che “siamo al sicuro per questo inverno”, la stagione sta per finire, ed un’accelerazione degli investimenti sulle rinnovabili è sempre più necessaria. Oltretutto i tempi di produzione di energia “nuova e pulita” non sono brevissimi in fase iniziale. Gli impianti devono essere costruiti, la distribuzione organizzata e regolata.

Disattendere gli accordi di Parigi non è stato solo poco intelligente da parte della leadership mondiale, ma anche pericoloso, ed ora se ne vedono i risultati. Ovviamente la questione russo-ucraina è pregna di complessità, che non possono essere ridotte all’approvvigionamento dell’energia.

In ogni caso con la Cop-26 si è persa la grande occasione di poter avviare una svolta, ma per mettere in atto dei cambiamenti gli Stati hanno chiesto tempo. Tempo per adeguare consumi e stile di vita alle sottrazioni energetiche. E con la minaccia di una guerra globale chissà se di tempo ne avremo.

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