La Spagna fa scuola bloccando la pubblicità di dolci e bibite dirette ai bambini, e l’Italia?

Mentre in Italia diciamo no alla Sugar Tax, altri Paesi come la Spagna hanno deciso di prendere contromisure per combattere l’obesità infantile andando a colpire la pubblicità dei prodotti dolci

sugar tax
(unsplash)

Quella dell’obesità infantile è una situazione in crescita allarmante tanto è che la Spagna, nella persona del ministro degli Affari dei Consumatori Alberto Garzòn, ha annunciato che a partire dal 2022 entrerà in vigore una normativa che vieta qualunque tipo di pubblicità per alcuni prodotti che abbia come target i più piccoli.

La normativa ridurrà enormemente qualunque tipo di pubblicità sia in TV sia in radio con utente finale i bambini per i seguenti prodotti: dolci con cioccolato o zucchero, barrette energetiche, dessert, prodotti da forno, bevande zuccherate, energy drink, succhi, gelati e biscotti.

Nello specifico la norma prevedrà l’eliminazione totale di questo genere di pubblicità nei canali destinati ai più piccoli con un controllo su tutti gli altri canali TV e radio negli orari considerati più “a rischio”. Lo stesso divieto verrà esteso anche alla rete in ogni sua forma con un divieto di indirizzare pubblicità ai minori di 16 anni.

A partire dal 2022, quindi, in Spagna non potremo più vedere quegli spot con i bambini che mangiano yogurt frullato cantando con una mucca contenta di essere spremuta fino all’osso per una discutibile quantità di calcio nè assisteremo più agli spot con le famiglie che fanno colazione contente di trangugiare merendine piene di conservanti.

Tutto questo mentre in Italia non siamo riusciti a metterci d’accordo riguardo la cosiddetta Sugar Tax. La discussione è stata rimandata al 2023 dando più retta alle industrie che non ai nutrizionisti. Nel nostro Paese, la Sugar Tax avrebbe infatti comportato un aumento di prezzo proprio di quei prodotti di cui ormai i bambini sembrano essere in pratica dipendenti con affiancata una pubblicità più chiara e una informativa sui rischi derivati dal consumo smodato di questi prodotti.

Gli Stati Uniti, che combattono una loro propria guerra all’obesità dovuta in particolare alla cultura del fast food, hanno invece prodotto una ricerca da parte di un gruppo dell’Università di Washington che ha sperimentato con le bevande zuccherate il countermarketing che viene già utilizzato con le sigarette.

I ricercatori dell’Università di Washington hanno organizzato diversi gruppi Facebook prendendo come soggetti della ricerca in particolare membri appartenenti alla comunità dei latinos, che negli Stati Uniti sono quelli più spesso a rischio obesità dato il consumo altissimo di bevande zuccherate.

Al termine della ricerca in cui sono stati affiancati messaggi di marketing negativo sulle bevande zuccherate a quantità diverse di marketing positivo rispetto al consumo di altre bevande, prima fra tutte l’acqua, si è visto come il countermarketing si sia riusciti ad abbattere anche del 43% l’acquisto di bevande zuccherate da parte dei genitori latinos.

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La questione riguardo la salute e in particolare la salute dei bambini non dovrebbe essere oggetto di nessuna norma. Se ci fosse onestà da parte dei produttori.

A questo link la pubblicazione della ricerca dell’Università di Washington

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