Netflix e Disney+, stop alla condivisione degli account?

Sono 3,5 i miliardi persi dalle grandi piattaforme di streaming per il fenomeno dei  furbetti delle password

(Pixabay)

Se per i social network la condivisione è tutto, per le grandi piattaforme di streaming equivale a perdite di 3,5 miliardi l’anno.

I colossi dello streaming sono sempre impegnati ad ottimizzare ed aumentare i propri guadagni, ma questa volta la loro attenzione va alle perdite. Si stima che per il fenomeno della condivisione delle password degli account delle piattaforme streaming costi appunto la cifra appena indicata.

I soldi certo non mancano, ma le spese non sono poche. Tali piattaforme, del resto,  investono capitali enormi sulle esclusive che poi sono quelle su cui veramente si regge la concorrenza.

Leggi anche: Netflix annuncia l’arrivo della seconda parte di Lupin

Sono 3,5 i miliardi persi per furbetti delle password

(Pixabay)

Quella della condivisione delle password è un fenomeno che delle volte è anche incoraggiato. Una cosa simile è già successa con Playstation 2. La strategia di marketing è abbastanza semplice, si permettono dei canali alternativi molto più economici per usufruire degli stessi servizi così che la diffusione del prodotto diventi capillare, come Ps2, uno standard, infatti la Sony aveva più o meno fatto in modo che la console potesse essere modificabile e i giochi masterizzabili con facilità.

Ma con l’aumento degli utenti le cose devono cambiare perché aumentano i costi e con loro le perdite, basti pensare che Amazon Prime per la produzione della nuova serie sul Signore degli anelli sta spendendo 465 milioni di dollari e le perdite nel 2019 per la condivisione delle password ammontavano a 2,5 miliardi di dollari.

Leggi anche: Streaming e pirateria, i pericoli nascosti che gli utenti ignorano

Il fenomeno della condivisione delle password, che di per sé non ha niente di male, è calcolato intorno al 40% totale, ma nei giovani però le percentuali aumentano fino ad arrivare al 56% nella forbice 18-29 anni. Ecco perché è lecito aspettarsi nuove direttive in tal senso nei prossimi mesi, con possibili strette o cambiamenti parziali per contenere i danni ma non danneggiare troppo gli utenti.

Impostazioni privacy