Pubblico agli Europei di calcio? Il Codacons dice no: prima c’è la salute pubblica

L’11 giugno iniziano le partite degli Europei: dubbi sulla presenza del pubblico negli stadi.

Tra i vari effetti del Covid, c’è anche un nuovo clima sonoro tra le strade e i bar, ma non smette di colpire soprattutto il silenzio che echeggia negli stadi, per l’assenza dei tifosi durante le partite,  sostegno e balsamo per le performance sportive.

La presenza dei tifosi negli stadi si riaccende per la prossima competizione calcistica agli Europei. Il Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori si mostra totalmente contrario al palesarsi di questa possibilità. In un momento storico in cui le priorità continuano a cambiare come pedine a scacchi, per l’Associazione accettare tale misura significa mettere a repentaglio la salute pubblica. Questa asserzione si scontra con la possibilità del Governo di consentire la presenza di pubblico allo stadio Olimpico per le partite degli Europei di calcio al via l’11 giugno.

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Ancora una volta gli interessi economici del mondo del calcio vengono anteposti all’esigenza di tutelare la salute pubblica, consentendo alla lobby del pallone di non sottostare alle regole che valgono per tutti gli altri settori – afferma il Presidente Carlo Rienzi dell’Associazione – Una scelta folle che, se attuata, incrementerebbe i contagi tra tifosi, anche in presenza di protocolli che consentano di svolgere in sicurezza gli eventi, considerati gli assembramenti fuori dagli stadi prima e dopo le partite e l’impossibilità di controllare cosa accade fuori dagli impianti sportivi”.

Ma se riaprono gli stadi, perché non i teatri e i cinema?

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Nel faticoso e delicato equilibrio che pian piano cede il passo al malessere sociale, sarà difficile spiegare ai direttori artistici dei Teatri, alle compagnie, o agli esercenti dei cinema piccoli e grandi perché a loro non dovrebbe toccare la stessa sorte: la presenza del pubblico e degli spettatori.

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La riapertura degli stadi potrebbe provocare, un difficile effetto boomerang da gestire se i dati non consentiranno le idonee aperture per tutti i luoghi dell’intrattenimento dal vivo, dallo sport alla musica dal vivo.

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