“Seaspiracy”, il documentario-inchiesta sull’oceano prodotto da Netflix

Seaspiracy è un documentario inchiesta prodotto da Netflix. Il regista promette che farà tremare l’industria ittica.

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(Screenshot Instagram)

“Questo documentario trasformerà radicalmente il modo in cui pensiamo e agiamo in relazione alla conservazione degli oceani. È giunto il momento di concentrare le nostre preoccupazioni ecologiche ed etiche sui mari e i suoi abitanti”.

Questo è quanto promette Ali Tabrizi, regista del documentario. Già il titolo “Seaspiracy” lascia intuire che questa inchiesta metterà in difficoltà l’industria dell’allevamento ittico.

Il regista, sensibile ai temi della sostenibilità ambientale e ai disastri ecologici della catena industriale in campo alimentare, ha girato insieme a Kip Andersen, produttore esecutivo, questo documentario disponibile su Netflix dal 24 marzo 2021.

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“Seaspiracy”: di cosa tratta


Seaspiracy mostra come l’immagine fascinosa dell’oceano sia radicalmente compromessa dall’uomo. Le acque oceaniche sono quotidianamente sede di azioni illegali e fraudolente: traffico di droga; sfruttamento della fauna marina; commercio di vite umane.

Questo documentario-inchiesta stabilisce con esattezza chi sono i buoni ed i cattivi a partire dalle loro stesse voci. Il tentativo di un confronto con le aziende spesso finisce in un diniego o con minacce rivolte allo stesso regista.

John Connelly, il presidente della National Fisheries Institute (NFI) ha dichiarato: “Quando produci un pezzo di propaganda vegana di 90 minuti e lo definisci un documentario, stai dichiarando il falso”.

Le tematiche sono state ben documentate e i suoi protagonisti, il regista ed il produttore esecutivo, corrono rischi considerevoli nel girarlo. Evidentemente il documentario fa paura a molti.

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Che l’oceano sia sede di pratiche illecite è risaputo, e Seaspiracy le mette in luce tutte, nel tentativo di scuotere fin dalle fondamenta alcuni giri di affari che “inquinano” l’acqua, da sempre sinonimo di purezza.

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