Rivoluzione Reddito di Cittadinanza: così cambia tutto

L’ipotesi di destinare il Reddito di Cittadinanza a chi offre il lavoro si scontra col futuro stesso del contributo. Di cosa si tratta

Rivoluzione Reddito di Cittadinanza: così cambia tutto
Reddito di Cittadinanza (Foto Adobe)

Quando è stato istituito, a ben guardare, un anno prima dell’emergenza sanitaria del Covid-19, il Reddito di Cittadinanza è stato salutato dalle allora forze di Governo come un cambiamento epocale. In effetti, lo è, perché prima di quel momento tale misura non aveva avuto precedenti di sorta. Dell’abbattimento della povertà (come è stato annunciato dalle suddette), però, la strada è decisamente lontana e i fatti dei mesi successivi lo hanno dimostrato.

Come è nell’intento delle casse previdenziali, il sostegno offerto dal Reddito di Cittadinanza concorre al contrasto della povertà e apre la possibilità a coloro che non hanno un lavoro e/o detengono un reddito molto basso, di essere accompagnati in un percorso di reinserimento professionale e di inclusione sociale. La novità reale del contributo è rappresentata dal fatto che non si tratta né di bonus una tantum né di incentivi o sconti, piuttosto di un aiuto stabile per il tempo necessario ad uscire dai fattori di criticità.

Reddito di Cittadinanza, se andasse al datore di lavoro?

Rivoluzione Reddito di Cittadinanza: così cambia tutto
Reddito di Cittadinanza (Foto Adobe)

I soggetti che per la loro precaria condizione economica hanno diritto alla misura, aderiscono con la loro domanda alla sottoscrizione di una Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (DID) e del Patto per il lavoro presso il Centro per l’impiego, chiamato anche Patto per l’inclusione sociale presso i servizi sociali dei comuni. Non soltanto, dunque, il ricevimento di un contributo mensile per 18 mesi continuativi rinnovabili, ma anche un vero e proprio impegno ad accettare le opportunità che la comunità, attraverso le istituzione, offre.

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Pensiamo ora a ribaltare il punto di vista, ovvero immaginiamo di erogare il sussidio a chi offre il lavoro, non a chi lo cerca. È la nota posizione della Lega di Matteo Salvini, in comunanza con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: l’ipotesi pertanto sarebbe quella di trasferire i soldi direttamente agli imprenditori che assumono. Se pensiamo al prossimo anno, col varo della nuova legislatura, potrebbe rappresentare una delle linee guida in caso di squadra di governo di centrodestra.

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Ad oggi, una simile proposta andrebbe allo scontro diretto con l’opposizione del M5S, artefice dell’istituzione del sussidio. Inoltre, il futuro più prossimo sta rivelando la tesi di andare verso l’abolizione del RdC; ma questo, soltanto in cui le forze politiche trovassero un accordo per il salario minimo e per il taglio del cuneo fiscale. In realtà, già nell’anno in corso, non è più così facile mantenere il rateo mensile da parte di chi si dimostra restio a cercare un’occupazione: costui deve obbligatoriamente sottoporsi ai colloqui periodici dei Centri per l’Impiego; se rifiuta due offerte di lavoro appropriate, niente più sussidio.

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