Unione Europea e vino, mercato italiano in allarme: i motivi

Il vino è uno dei capisaldi dell’economia italiana e, soprattutto, del suo export. Una campagna europea ne denuncia i pericoli

L'Unione Europea verso il divieto al controllo dei cittadini tramite IA
(foto: pixabay)

L’Unione Europea ha dimostrato in più occasioni di essere particolarmente sensibile ai temi della salute che coinvolgono i cittadini dei Paesi membri. Lo abbiamo visto con misure ad hoc, ratificate dagli Stati nazionali, andando a regolamentare ambiti quali quello dei luoghi di lavoro o della sicurezza alimentare.

Risulta del tutto coerente, quindi, l’osservazione da parte della Commissione Europea rispetto al consumo d’alcol: un problema, che a detta di Bruxelles, assume i contorni di una vera e propria emergenza sanitaria. L’alcol, infatti, è alla base dell’insorgenza di tumori tra i cittadini europei, e pertanto la Commissione ha anticipato il rafforzamento delle misure di contrasto con una campagna informativa per la prevenzione dai danni causati per bevande alcoliche.

Unione Europea, severe misure in arrivo per il vino italiano

vino italiano
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L’Unione Europea ha stilato una lista delle cause di morte più frequenti riconducibili direttamente al consumo di alcol nei Paesi membri: cancro; cirrosi epatica; patologie cardiovascolari; lesioni e incidenti. Tutte cause con un’incidenza tra il 18 e il 29% dei decessi e per le quali la Commissione ha deciso la riduzione di almeno il 10% del consumo dannoso di bevande alcoliche tramite misure che potrebbero colpire il settore della viticoltura in Italia.

Ciò che chiederà sarà drastico, come l’aumento della tassazione dei prodotti e nuovi limiti per le pubblicità di liquori, birre e vini. Il “Cancer Plan” porterà all’apposizione sulle bottiglie di alcolici dell’etichetta Nutri-Score, atta a classificare la genuinità degli ingredienti del prodotto entro la fine del 2022. Andrà a supportare la tabella nutrizionale che già dal 2013 è presente sulla confezione.

Il calcolo del punteggio Nutri-Score avviene prendendo in esame sette parametri nutritivi su 100 grammi di cibo o 100 ml di liquidi: valore energetico; zuccheri; acidi grassi saturi; sale; presenza di frutta e verdura; fibre; proteine. Il provvedimento è attualmente in uso in Stati come Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Spagna. L’Italia mette in guardia dall’eccessiva semplificazione che “addita” un prodotto in buono o cattivo quando è il complesso quantitativo dato da una dieta equilibrata a far vivere meglio e in salute.

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Le rappresentanze della categoria, dalla Coldiretti all’Unione Italiana Vini, denunciano altresì il disastroso effetto che causerebbe il bollino F, un “bollino nero” che indicherà la presenza di sostanze cancerogene, che sarà presente sulle etichette delle bottiglie nostrane entro la fine del 2023.

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La pretesa regolamentazione attraverso la facile lettura dell’etichetta andrebbe a produrre malintesi tra i consumatori, in merito alla salubrità di certi prodotti “principe” del mercato italiano, come l’olio extra vergine d’oliva e il Parmiggiano Reggiano. Senza dimenticare l’impatto prodotto dalla revisione della politica di promozione: la campagna possiede una stima del valore di oltre 100 milioni di euro all’anno che le imprese italiane determinano con la loro presenza nel mercato estero.

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