Mal’Aria di città 2022, lo sconcertante report Legambiente sulla qualità dell’aria

Pubblicato da Legambiente il nuovo report Mal’Aria 2022 dedicato alla qualità dell’aria delle nostre città e anche quest’anno i dati devono farci riflettere

foto Unsplash

Nell’introduzione del report recentemente pubblicato si legge una frase che è una verità incontrovertibile ma che non sembra ancora riuscire a fare breccia nelle menti dei cittadini e ad entrare con la dovuta importanza nel discorso politico: “L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale ma sanitario.

La (scarsa) qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno ha effetti deleteri a lungo termine sulla salute e di conseguenza sul sistema sanitario nel suo complesso dato che produce a valanga un aumento della spesa pubblica. Il nostro Paese è stato ufficialmente già condannato dalla Corte Europea di Giustizia per le continue infrazioni registrate tra il 2008 e il 2018 riguardo i limiti di polveri sottili, limiti che ricorda sempre l’introduzione del report sono stati anche abbassati dall’OMS.

E con i dati recenti sul Covid si è anche potuto notare un collegamento proprio tra maggiore incidenza della malattia ed esposizione alle PM2.5. Uno studio condotto dall’Università degli Studi dell’Insubria di Varese ha per esempio scoperto che con una esposizione ad un microgrammo di PM2.5 oltre le soglie ora indicate come sicure c’è stato un aumento del 5,1% nel numero dei casi di Covid: 294 casi in più ogni 100mila persone l’anno.

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Nel report sono indicati i valori e il numero di centraline che hanno sforato o comunque si sono avvicinate troppo ai limiti indicati dall’OMS, ma quello su cui ci preme concentrarsi sono i dati nel loro complesso, dato che il problema dell’inquinamento e delle polveri sottili non può essere ridotto a una questione locale ma va affrontata nel suo complesso dal sistema Paese andando a ridurre le fonti di polveri sottili.

Nel report viene per esempio riportato il numero di città che sono riuscite a rispettare i parametri dell’OMS riguardo le PM10: 5 su 102. Stesso numero per le città che sono riuscite a stare entro i limiti per ciò che riguarda il biossido di azoto e con un obiettivo di riduzione che deve tagliare questa sostanza inquinante del 52% rispetto ai valori riscontrati ora. Riguardo le molto dannose PM 2.5 occorre invece riuscire a tagliare di oltre il 60% il valore registrato e infatti nessuna città è rientrata nel 2021 nei parametri.

La soluzione proposta da Legambiente è organizzata in sette punti e prevede, tra le altre cose, il passaggio massiccio del trasporto pubblico all’elettrico, l’incentivazione della sharing mobility, la riqualificazione degli edifici.

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