Le strategie “green” del Ministero della Transizione Ecologica e una possibile Carbon Tax italiana

Il Ministero della Transizione Ecologica ha pubblicato di recente un piano che riguarda possibili effetti dell’introduzione di una Carbon Tax nel nostro Paese, da legare ad una riforma più generale proprio del nostro rapporto con l’inquinamento

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Si tratta di una lettura estremamente interessante sotto diversi punti di vista in cui si fa più volte riferimento al famoso Green Deal europeo e al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nei paragrafi introduttivi si legge per esempio che “la riforma della tassazione insieme alle risorse sostanziali allocate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il periodo 2021-2026 nella transizione ecologica (quasi 70 miliardi di euro e circa il 30% delle risorse totali) può aiutare ad accelerare il passaggio verso un’economia carbon-neutral e incoraggiare investimenti per questo scopo”.

Il piano di azione è frutto del lavoro dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico per il Ministero della Transizione Ecologica e per il Ministero dell’Economia. Il piano, si sottolinea sempre nell’introduzione, non ha in sé strumenti regolatori ma evidenzia comunque alcuni passi che potrebbero essere intrapresi per supportare le riforme fiscali raccomandate.

Uno dei principali scopi di questo piano d’azione è armonizzare meglio i prezzi dell’anidride carbonica nei diversi settori e gradualmente, ma con costanza, aumentare i prezzi dell’anidride carbonica. Integrare questa politica in una strutturale riforma delle tasse può migliorare le opportunità di riciclare i proventi generati dai prezzi dell’anidride carbonica e dalle altre tasse ambientali con lo scopo di rafforzare la crescita e l’inclusione sociale”.

E ci sono diversi ambiti che potrebbero beneficiare dall’introduzione della cosiddetta Carbon Tax che, nel piano, potrebbe partire con 40 euro per ogni tonnellata di CO2 emessa aumentando di 10 euro la tonnellata fino a raggiungere i 120 euro nel 2030, anno preso come riferimento da tutte le iniziative di salvaguardia dell’ambiente.

Il gettito di questa tassazione potrebbe arrivare a superare i 16 miliardi l’anno. Soldi che, suggerisce il piano, potrebbero per esempio essere utilizzati per diminuire “le altre tasse che impediscono la crescita o a supportare coloro che ci si aspetta debbano affrontare le sfide più importanti nel corso della transizione ecologica (per esempio le famiglie a basso reddito che affrontano prezzi dell’energia più alti)“.

Con una Carbon Tax potremmo quindi andare a rendere magari anche strutturali alcuni sostegni per le famiglie in difficoltà. Allo stesso tempo, creando un piano per il medio lungo periodo “un graduale è costante aumento del prezzo creerebbe un orizzonte a lungo termine su cui consumatori e produttori possono adattarsi e progressivamente pianificare” .

Anche perché da più parti le lamentele che emergono riguardo eventuali transizioni ecologiche è che non c’è mai sufficiente tempo per poter attuare ciò che viene richiesto a fronte di improvvise spese. Mettendolo immediatamente in atto, il piano d’azione delineato dall’OCSE con la conseguente riforma fiscale ambientale “supporterebbe la ripresa economica dopo la pandemia da Covid-19, incoraggerebbe gli investimenti puliti e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, in questo modo contribuendo alla decarbonizzazione e punterebbe anche a migliorare più in generale gli aspetti socioeconomici e ambientali”.

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Lo scopo ultimo della Carbon Tax però non è solo quella di fare cassa quanto quella di promuovere effettivamente una riforma più generale della nostra vita produttiva per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni che ci siamo dati. Come ricordato nello stesso piano, “un aumento dei prezzi sulle emissioni di anidride carbonica di 10 euro la tonnellata ha ridotto le emissioni in media di circa il 7,3% nel tempo“. Ovviamente il cambiamento sarebbe lento ma comunque costante e tutti sarebbero portati a scegliere soluzioni più economiche abbandonando sistemi che producono quantità elevate di CO2.

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