Cartelle esattoriali, arriva una svolta storica per i debitori

Nel 2022 possono cambiare tante cose per chi ha pendenze con il fisco. Una boccata d’aria per i debitori

Cartelle esattoriali
Banconote (Foto Pixabay)

La crisi economica cha ha investito il paese da quasi 15 anni ha trovato il proprio picco proprio negli ultimi 2 anni, da quando la pandemia è arrivata a sconvolgere molti aspetti della società così come la conoscevamo, compreso quello economico. E’ evidente che lo Stato è dovuto intervenire con qualche manovra, per arginare una crisi che rischiava (e rischia ancora), di diventare sociale e stratificata.

Per cui le manovre in campo fiscale, per ora principalmente determinate dalle proroghe e sospensioni delle cartelle esattoriali, sono state necessarie. Ma dal 1° settembre la macchina della riscossione si è rimessa in moto, comprese anche le confische ed i pignoramenti. Purtroppo per chi ha debiti da lungo tempo che non può saldare questa misura è l’extrema ratio a cui nessuno si augura di arrivare.

Ma a tal proposito una recente sentenza della Corte di Cassazione potrebbe aprire uno spiraglio per i debitori.

La Corte di Cassazione emette una sentenza storica per i debiti fiscali

Cartelle esattoriali
Atti ufficio (Foto Pixabay)

Il pignoramento dei beni di proprietà, nel momento in cui i debiti fiscali siano insoluti, è un’azione perentoria che fino a poco tempo fa non ammetteva possibilità di replica. Invece una sentenza della Corte di Cassazione del 10 dicembre 2021 ha asserito il contrario: è possibile impugnare le cartelle esattoriali.

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Francesco Simone, avvocato del Foro di Roma, specializzato in gestione giudiziale estragiudiziale del credito e nella tutela dei debitori, sottolinea l’importanza di questa sentenza: “Si tratta di una sentenza epocale che mette il punto ad una diatriba giurisprudenziale in merito alla riscossione delle cartelle esattoriali. Queste non possono essere impugnate solo se il bene pignorato è già in vendita; in tal caso l’iter non può più essere bloccato”.

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Se invece “il titolo esecutivo presenta dei vizi formali come la prescrizione del credito oltre i 5 anni dal verbale di accertamento o, ancora, la maggiorazione degli interessi applicati alla cartella, allora in questi casi si può procedere con l’impugnazione”. Conclude l’avvocato, asserendo con soddisfazione: “Non è opponibile solo la cartella esattoriale ma anche l’intimazione di pagamento”

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