Assegno sociale e pensione minima: la differenza

La pensione sociale è diversa dalla pensione minima anche se spesso si confondono i due concetti normativi

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A volte soprattutto nel linguaggio parlato si fa confusione tra la pensione minima e la pensione sociale. In realtà sono due provvedimenti completamente diversi e regolati anche con normative che hanno qualche punto in comune ma ognuna distinta dall’altra. Si parla sempre di pensione ai minimi o che non rispecchiano comunque i requisiti per raggiungere quella ordinaria. In tal caso lo Stato interviene garantendo comunque qualcosa a coloro che non riescono a raggiungere tutti i requisiti.

Pensione minima e assegno sociale

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La pensione minima è la pensione raggiunta dopo il compimento di 67 anni di età in assenza di una contribuzione soddisfacente per raggiungere una cifra minima prevista. In tal caso, infatti, interviene lo Stato integrando la parte mancante per arrivare al minimo considerato dalla normativa. Il limite fissato per il 2022 è di 523 euro mensili. La cifra è stata ritoccata di 8 euro al mese visto che la pensione minima era di 515 euro al mese. L’importo annuo dell’assegno minimo corrisponde a 6799 euro.

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requisiti per ottenere la pensione minima sono tre e variano nel reddito se si è sposati o meno: 67 anni di età anagrafica compiuti, 20 anni di contributi versati, reddito non superiore a 6799 euro annui se non si è sposati, 20.397 euro annui se coniugati. L’assegno sociale, che fino al 1995 si chiamava pensione sociale, è una pensione fornita dallo Stato a persone che versano in determinate condizioni economiche.

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Questi, raggiunta l’età pensionabile, non hanno versato abbastanza contributi, o non li hanno versati proprio, per poter accedere alla pensione. A differenza della pensione minima nel caso dell’assegno sociale non esiste il requisito dei 20 anni di contributi versati. I requisiti sono anagrafico, di cittadinanza e reddituale. E’ necessario avere 67 anni di età, possedere la cittadinanza italiana o di altro Paese europeo purché iscritti all’anagrafe del Comune di residenza;

in alternativa essere cittadini extracomunitari con un permesso di soggiorno di lungo periodo; inoltre, è prevista residenza effettiva, stabile e continuativa in Italia da almeno 10 anni. Dal punto di vista reddituale, non bisogna superare i 5.983,64 euro annui di reddito se si è single oppure11.967,28 euro se coniugati.

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