Ossido di etilene, richiamo alimentare per pericolo contaminazione

Nuovo richiamo alimentare per il pericolo della presenza di ossido di etilene in alcuni prodotti contenenti farina di semi di carrube

Ossido di etilene, richiamo alimentare per pericolo contaminazione
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Il Ministero della Salute ha diffuso, si segnalazione della Commissione, un nuovo richiamo alimentare per prodotti probabilmente contaminati da ossido di etilene.

Il conservante e sterilizzante è stato rintracciato in uno degli ingredienti utilizzati per produrre, in questo caso specifico, alcuni lotti di sughi pronti. Le reazioni all’ossido di etilene possono essere diverse ma la sostanza è comunque classificata come cancerogena e quindi vietata nell’UE e quindi, come sempre in questi casi, il Ministero invita a non consumare il prodotto ea riconsegnarlo al. Vendita per un rimborso o la sostituzione.

Richiamo alimentare, pericolo ossido di etilene

Ossido di etilene, richiamo alimentare per pericolo contaminazione
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Oggetti del richiamo sono stavolta due lotti di sughi pronti della marca Più Gusto. Nello specifico, il sugo ai 4 formaggi nella confezione da 130 grammi e da 500 grammi recante numero di lotto L21148 e con termine minimo di conservazione al 27/11/2022, e il sugo alla carbonara sempre in confezione da 130 grammi e da 500 grammi con lo stesso numero di lotto e lo stesso termine minimo di conservazione.

L’ossido di etilene sarebbe contenuto nell’additivo utilizzato come addensante: la farina di semi di carrube fornita in questo caso da Unigrà srl. I sughi pronti oggetto del richiamo sono stati invece i prodotti da Koch SNC di Gojer Peter & C. nello stabilimento di viale del Lavoro 1, a Quinto Vicentino, in provincia di Vicenza.

Il problema dell’ossido di etilene nella farina di semi di carrube è oggetto di un richiamo da parte della Commissione Europea che sta coinvolgendo circa una quarantina di prodotti al momento, oltre ai sughi pronti sono stati oggetto di richiamo anche bevande vegetali, sostituti della carne, sostituti della panna da cucina, yogurt e prodotti senza glutine.

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I richiami sono iniziati lo scorso 8 giugno ma c’era già stata una prima segnalazione nel 2020.

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