WWF Italia: “La lotta al Covid frena quella all’inquinamento da plastica”

In occasione della giornata mondiale delle tartarughe marine il WWF Italia ha pubblicato “La lotta al Covid frena quella all’inquinamento da plastica”, un paper in cui viene mostrato come la pandemia stia aumentando l’inquinamento con conseguente rischio per la fauna marina, in particolare le tartarughe

WWF Italia: "La lotta al Covid frena quella all’inquinamento da plastica"
Pixabay

WWF lancia l’allarme riguardo l’inquinamento da oggetti in plastica che sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza delle specie marine, in particolare della tartaruga. Produciamo ancora troppa plastica come rifiuto. Nel solo 2019 in tutto il mondo sono state prodotte 368 milioni di tonnellate di plastica. L’unico aspetto positivo è che in Europa la produzione, seppur lentamente, sembra stare scendendo.

Tra l’altro, nel 2021 è entrato in vigore anche il bando dei prodotti monouso in plastica ma, complice la pandemia, la Direttiva UE 2019/904 fatica a essere applicata. La sicurezza personale, infatti, che viene dal poter utilizzare piatti, bicchieri e posate monouso sta rallentando l’implementazione di sistemi di consumo circolare che dovrebbero, per esempio, farci scegliere borracce anziché bottiglie in plastica.

Ai monouso si aggiungono poi i rifiuti derivati direttamente dalla pandemia: guanti monouso, ma soprattutto le mascherine. Tra l’altro le mascherine e in generale gli oggetti in plastica che galleggiano nell’acqua sono un pericolo doppio per le tartarughe marine. Oltre a vedersi minata la salubrità dell’habitat, questi esseri viventi infatti si nutrono anche di meduse e spesso, purtroppo, scambiano le buste di plastica e le mascherine per meduse che ondeggiano nel mare. Inghiottendole, finiscono con il morire di fame e con il ventre gonfio di plastica.

In tutto il mondo, ogni giorno, vengono utilizzati 7 miliardi di mascherine con l’Europa che ne consuma circa 900 milioni. Il problema delle mascherine è poi duplice. Oltre ad essere realizzate in plastica composita, quindi più difficile da avviare a riciclo, c’è anche il problema che si tratta di materiale potenzialmente infetto e che quindi non può essere trattato negli impianti di recupero e di riciclo ma deve necessariamente essere conferito ira l’immondizia indifferenziata.

Se però, anziché disperderle nell’ambiente, riuscissimo davvero a conferire tutte le mascherine facendo la raccolta differenziata, parte del problema dovuto all’inquinamento prodotto dal covid potrebbe attenuarsi. Da ultimo c’è anche da tenere presente che le mascherine, lasciate in acqua, si disgregano in microfibre che possono anche rilasciare sostanze tossiche. Queste sostanze tossiche, dal mare, finiscono col tornare molto spesso anche da noi, ingerite dai pesci che poi finiscono sulle nostre tavole.

Oltre le mascherine, però, fa notare il WWF c’è anche il problema delle abitudini all’acquisto che sono cambiate proprio a causa della pandemia e che stanno premiando, purtroppo, i prodotti confezionati rispetto a quelli sfusi, il take-away di bar e ristoranti e gli acquisti online rispetto a quelli in negozio.

Se la pandemia è un problema globale, possiamo comunque adottare piccole scelte per migliorare il nostro impatto ambientale. Anche semplicemente decidere di bere l’acqua del rubinetto anziché acquistarla può ridurre, negli anni , il consumo di plastica e il potenziale inquinamento da essa derivato.

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Qui il comunicato di Wwf Italia

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