Pensioni, c’è l’ipotesi di riforma: beffa in arrivo per i lavoratori?

Pensioni, si va verso la riforma, con possibilità di anticipare di qualche anno l’età per il sussidio. Ma ci sarebbe una beffa. Ecco quale

Pensioni
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Arrivano possibili novità sul tema pensioni per i lavoratori, anche se non tutte positive con possibilità anche di una svolta. Sul tavolo del governo Draghi questo è un tema caldissimo e che merita ampi approfondimenti. Anche perché le discussioni con le parti sociali vanno avanti ormai da settimane con le proposte bocciate che cominciano a diventare tante. La speranza resta quella di un accordo prima della chiusura della Legge di Bilancio 2022.

Anche per questo motivo il governo spinge per arrivare ad una fumata bianca in tempi rapidi. L’obiettivo resta quello di limitare il costo del sistema previdenziale e di avere una soluzione a basso costo. L’ipotesi resta quella di età di 62 anni e 41 anni di contributi, anche con delle “penalizzazioni” per chi vi entra.

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Nelle prossime ore si deciderà per un nuovo incontro tra parti sociali governo per tentare di percorrere questa nuova strada che prevede come detto una piccola beffa per i lavoratori che entrerebbero in anticipo in età pensionabile. Scopriamo perché.

Pensioni, si ipotizza la riforma beffa per i lavoratori

La riforma delle pensioni è un tema molto discusso in queste ore. Una delle ipotesi resta quella di quota 102, con delle penalizzazioni per i lavoratori che andrebbero a riposo dal lavoro a 64 anni con però con 38 anni contributivi. Una via di mezzo rispetto alla prima ipotesi, che si prospetta abbastanza simile a questa.

Quello che non piace ai sindacati è la “novità” che riguarda i lavoratori, che pagherebbero di tasca propria l’ingresso anticipato all’età pensionabile. Con un calo dell’assegno mensile che andrebbe a penalizzare oltremodo i destinatari della riforma. Insomma, il dibattito resta aperto. Anche perché per le pensioni anticipate si discuterà ancora per molto.

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Una delle ultime ipotesi resta quella dell’età pensionabile di 64 anni con un minimo contributivo di 20 anni. Ma anche in questo caso ci sarebbero delle beffe per i lavoratori che pagherebbero sempre di tasca loro l’ingresso nel sistema pensionistico.

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