Diete vegetali, una soluzione al cambiamento climatico per 1 persona su 3

Solo il 30% dei partecipanti al sondaggio svolto da ONU e Università di Oxford è convinto che le diete vegetali debbano essere incentivate per contrastare i cambiamenti climatici. Il sondaggio ha interessato oltre un milione e 200 mila persone in 50 Paesi del mondo.

Diete vegetali, una soluzione al cambiamento climatico per 1 persona su 3
Diete vegetali, una soluzione al cambiamento climatico per 1 persona su 3 (foto: Pixabay)

ONU e Università di Oxford hanno condotto un sondaggio con argomento i cambiamenti climatici su scala mondiale senza precedenti raggiungendo oltre 1 milione e 200 mila abitanti del pianeta. E, aspetto molto interessante, sono riusciti anche a interessare la fascia di popolazione più giovane.

I ragazzi con età compresa tra 14 e 18 anni, cioè quelli che ora non possono ancora votare ma che saranno sicuramente colpiti in modo massiccio dai cambiamenti climatici, sono stati coinvolti con un’idea intelligente: il sondaggio è stato infatti pubblicizzato su giochi e app che i ragazzi utilizzano di più. Il risultato è stato che mezzo milione di ragazzi ha risposto al questionario.

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Cambiamento climatico e diete vegetali: un legame da comprendere

Diete vegetali, una soluzione al cambiamento climatico per 1 persona su 3
Diete vegetali, una soluzione al cambiamento climatico per 1 persona su 3 (foto: Pixabay)

Il sondaggio promosso dall’ONU, il People’s Climate Vote, mostra una situazione globale fatta di luci e ombre per quello che riguarda la consapevolezza di ciò che stiamo facendo al pianeta e su come possiamo invertire la tendenza climatica.

Se infatti oltre la metà degli intervistati (64%) pensa che effettivamente il cambiamento climatico sia un problema che va affrontato in modo deciso perchè si tratta di un’emergenza, solo il 30% ha indicato una promozione delle diete vegetali come strumento di contrasto proprio al clima che sta impazzendo.

Un po’ più confortanti i dati che riguardano l’idea che si debbano sfruttare di più le energie rinnovabili (53% degli intervistati), e che l’agricoltura debba virare verso il sostenibile (52%). Una buona percentuale di persone, il 43%, pensa poi che sia giusto combattere gli sprechi.

I numeri relativi alle diete vegetali sono invece sintomo che forse occorre fare maggior informazione nonostante sia ora chiaro il rapporto che lega allevamenti intensivi e cambiamenti climatici. L’utilizzo spropositato delle risorse ambientali, il maggior inquinamento che l’allevamento e l’industria connessa riversano nell’ambiente, la deforestazione portata avanti per aprire nuovi pascoli sono tutti danni che incidono sul clima.

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La ritrosia riscontrata nel sondaggio a pensare che dovremmo modificare il nostro modello alimentare, conclude il testo di accompagnamento, può venire da una mancanza di alternative vegetali ai prodotti a case di carne nei Paesi degli intervistati o all’ignorare che questi prodotti esistano. Un’altra causa, per alcune fasce di popolazione e in alcuni Paesi, potrebbe venire dal fatto che l’alimentazione è vista come qualcosa di assolutamente afferente al privato in cui i governi non devono entrare.

Una promozione “di Stato” delle diete vegetali potrebbe essere quindi vista come invasiva ma senza pubblicità non è neanche possibile aumentare la consapevolezza.

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