Buoni Fruttiferi Postali, scontro tra Poste e CDP sui ricavi

Per il momento non c’è ancora nessun rinnovo dell’accordo triennale tra Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti: tra gli argomenti di scontro ci sono i ricavi dei Buoni fruttiferi postali.

L’accordo tra Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti disciplina i rapporti tra le due realtà soprattutto per quanto concerne la gestione e la remunerazione della raccolta postale. Si parla in particolar modo di Buoni fruttiferi postali e Libretti, gestiti dalle Poste per conto di CDP. Questo Ente trova nel risparmio postale i rifornimenti per portare avanti le sue attività.

La convenzione ha avuto termine alla fine del 2020, ma potrebbe esserci la possibilità di prorogarla di altri 6 mesi. C’è, però, un problema. I due enti non riescono a trovare un accordo. Le criticità non risiedono soltanto nella situazione complessa aperta dall’emergenza sanitaria da Coronavirus, ma anche nel fatto che Cassa Depositi e Prestiti vorrebbe diminuire la remunerazione a Poste.

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Buoni Fruttiferi Postali, lo scontro tra Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti

Buoni fruttiferi postali
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Uno scontro determinato dai soldi. Equita ha spiegato per bene i punti di rottura tra i due enti. “Cassa Depositi e Prestiti – hanno illustrato gli esperti del settore – starebbe cercando di ottenere una riduzione del corrispettivo pagato a Poste motivandolo con minori costi di raccolta dovuti all’introduzione del digitale.

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Questa spiegazione, però, non è condivisa dai vertici di Poste. Soprattutto dal momento che “anche con la strategia digitale rimane comunque la necessità di garantire un presidio nei comuni sotto i 5 mila abitanti. A nostro avviso, i rischi di una riduzione significativa (del corrispettivo) sono mitigati dal fatto che CDP detiene il 35% di Poste”, termina Equita. Si rammenta che il 29,3% delle quote è gestito dal ministero dell’Economia.

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