Strisce blu, la truffa: ecco dove finivano i soldi degli automobilisti

Truffa ai parcheggi crea un buco per l’amministrazione comunale di 96.000 euro. Responsabile una dipendente

Truffa delle strisce blu, dipendente agli arresti domiciliari (Adobe) – Consumatore.com

I tempi sono duri per le casse degli enti locali da dieci anni a questa parte. Infatti, da circa dieci anni le regole contabile rigide che costringono a tenere i conti in regola negli enti locali possono mettere in sofferenza un’amministrazione nel caso di cattive gestioni o mancanze finanziarie dovute ad altre motivazioni.

Tra queste può esserci anche il mancato incasso dovuto ad azioni non corrette da parte dei cittadini. Le cose diventano ancor più gravi quando ad adoperarsi per prelevare danaro diretto nelle casse comunali sono gli stessi dipendenti. E’ ciò che è accaduto a Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove una dipendente ha truffato l’ente locale e i cittadini contribuenti attraverso una manomissione dei parchimetri.

I soldi del parcheggio finivano alla dipendente

Truffa delle strisce blu, dipendente agli arresti domiciliari (Adobe) – Consumatore.com

Infatti, la donna aveva manomesso tutti i parchimetri della cittadina in modo tale da intascare le somme che gli automobilisti pagavano per parcheggiare i veicoli. Secondo i calcoli era da circa un anno che avveniva la truffa. Alle casse comunali sarebbero state sottratti 96.000 euro circa.

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Denaro che la donna avrebbe utilizzato per pagarsi trattamenti estetici, fitness, smartphone anche del valore di oltre 1.000 euro. Saranno probabilmente stati questi acquisti a facilitare le indagini condotte attraverso appostamenti che hanno permesso di verificare le manomissioni effettuate.

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Un danno per le casse comunali e una beffa per gli automobilisti che in un anno circa hanno creduto di contribuire alle case comunali utilizzando gli spazi a pagamento per la sosta dei propri veicoli. Ora la donna è ai domiciliari con l’accusa di peculato. E’ stato anche disposto un sequestro preventivo da parte degli uomini dell’Arma dei Carabinieri del valore equivalente alla somma presumibilmente sottratta alle casse comunali. Infatti, una volta concluso il processo, l’eventuale conferma di quanto scoperto con le indagini condannerebbe la donna a restituire le somme percepite.

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