Beffa bancomat: cosa rischia chi preleva pochissimo

Le entrate sono un elemento decisivo di verifiche, rilevanti la presenza di fonti non dichiarate se non sono movimentate. Di che si tratta

Beffa bancomat: cosa rischia chi preleva pochissimo
Prelievo bancomat (Foto Adobe)

Inoltrandosi nell’estate, appena si può, si percorrono sempre di più le strade delle località di vacanza e sempre meno quelle cittadine, le strade delle consuetudine. Per chi può, una consistente parte delle abitudini. (o almeno quelle stagionali) si trasferisce nelle zone – si spera – del relax. Se si tratta di fare la spesa, oppure di sostenere un acquisto ben circostanziato nel luogo in cui ci si trova, non c’è problema: non occorre fare il carico di contanti dalla città; c’è la carta bancomat che risponde a tutte le soluzioni di pagamento. 

In questo frangente storico, il denaro contante sta attraversando la sua curva discensionale, intrapresa per l’irrobustirsi delle leggi che ne limitano l’uso negli acquisti ad una specifica soglia: fino al 31 dicembre 2022, non si potrà scambiare denaro per una somma che tocchi dai 2.000 euro in su; dal 2023, il tetto scende a 1.000 euro. La tendenza predilige le carte magnetiche nell’ottica della ben nota diffusione dei pagamenti tracciati, le cui regole al riguardo hanno imposto l’obbligo del dispositivo POS ad esercenti e a uffici.

Beffa bancomat, la banca può accorgersi di un reddito nascosto

Beffa bancomat: cosa rischia chi preleva pochissimo
Prelievo bancomat (Foto Adobe)

Certo, la funzionalità del bancomat ha facilitato il rapporto tra il cliente e l’istituto di credito. È difficile che il correntista do oggi riviva la vecchia stagione delle lunghe file di fronte allo sportello dell’addetto per un semplice prelievo. L’implementazione della carta magnetica con gli attuali servizi telematici di home banking hanno reso il cliente sorprendente autonomo nei confronti di un’ampia rosa di servizi.

L’estrema capillarità che caratterizza oggigiorno gli sportelli automatici ATM ha permesso di passare a prelievi effettuati sulla base di necessità gradualmente più modiche, senza dunque la necessità di trattenere in casa cospicue somme di denaro contante. Ciò si riscontra ad esempio durante le festività natalizie, quando la corsa ai regali mostra l’assidua frequentazione dei servizi esterni alle banche.

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Perché, almeno entro i limiti giornalieri e mensili consentiti dagli istituti di credito, il contante si può prelevare senza problemi ed ha ancora un nutrito stuolo di sostenitori ed utilizzatori. La condotta dei prelievi, però, deve rispondere alla più vasta condotta del conto corrente personale; è noto come intorno alle giacenze si possano attivarsi improvvisamente verifiche che talvolta comportano veri e propri ostacoli.

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I controlli possono provenire dallo stesso Istituto, che a sua volta attiva il Fisco, nella fattispecie l’Agenzia delle Entrate. Bastano circostanze anche di carattere statistico: un vistoso apporto di accrediti (ad esempio, stipendi) a fronte di uno scarsissimo numero di prelievi, può insospettire l’Agenzia, la quale potrebbe concludere che dietro alla intatta sussistenza del cliente, si celi un secondo reddito, non solo difficilmente giustificabile, ma addirittura non dichiarato (e con esso mantenersi con costanza).

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