L’Intelligenza artificiale al servizio della legge: potrebbe nascere la giustizia predittiva

La rivoluzione tecnologica sta modificando le nostre vite e a breve, secondo l’Eurispes, dovremmo attenderci un diritto ad hoc. Gli scenari

L’Intelligenza artificiale al servizio della legge: potrebbe nascere la giustizia predittiva
Giustizia predittiva (Foto Luke Chesser on Unsplash)

Non c’è dubbio, che l’evoluzione umana non ha potuto fare a meno di reinterpretare la propria vita rispetto ai canoni strumentali della scienza. Si tratta di un processo antropologicamente normale, malgrado il dibattito etico debba poi individuare i confini sulle prospettive del genere umano: quanto la scienza tecnologica sia al suo servizio e viceversa. Quest’istanza si affaccia ora in aree in cui la componente umana ne costituisce l’essenza primaria e ultima per la convivenza civile e collettiva.

Un rapporto su cui già da tempo si discute e che ha conosciuto albori illustri, riguarda quello tra tecnologia e diritto, il quale segue per contiguità il legame tra il diritto e la scienza. In ultima analisi, la contemporaneità sta indagando con attenzione il rapporto tra tecnologia e giustizia. Una relazione, questa, messa sotto esame dall’indagine dell’istituto di ricerca Eurispes, circa il contributo dell’intelligenza artificiale nella costituzione di una giustizia predittiva.

L’orizzonte più prossimo che viene osservato, si riferisce all’evoluzione del processo tributario e il relativo contesto fiscale: in particolare, si apre la questione di come gestire il margine, precipuamente giuridico, che divide l’interesse fiscale con la tutela dei diritti del contribuente. Verrebbero utilizzati supporti tecnologici già esistenti che troverebbero però una collocazione senza precedenti nell’analisi di sentenze, raccolte documentali e provvedimenti, sulla base di sistemi gestiti da algoritmi.

Con questo, si instaurerebbe una piattaforma di giustizia predittiva dove il cittadino può prevedere l’esito di un giudizio, grazie ad una simulazione parziale ma estremamente plausibile del ragionamento umano. Negli Stati Uniti, il test che visto l’algoritmo contrapporsi ad una ventina di avvocati, per l’individuazione rapida di clausole invalidanti dei contratti, ha mostrato il “talento” del primo nell’ambito dell’evasione fiscale.

In Italia, la fiducia verso questi nuovi strumenti nel campo dei reati finanziari è dimostrata dall’enorme mole di investimenti messi in campo dalla Guardia di Finanza per lo sviluppo dei big data e la cybersicurezza: 32 milioni di euro. La stessa Scuola superiore Sant’Anna di Pisa sta mettendo a punto una piattaforma, coniugando machine learning e analisi dei big data.

Lo scopo di quest’ultima, con la collaborazione del Tribunale di Genova, è quello di ottenere una previsione della stima di durata relativa a un contenzioso in rapporto con i diversi orientamenti giurisprudenziali espressi dai vari uffici giudiziari, al fine di fornire una visione di diritto oggettivo. Sul fronte del Fisco, la struttura di tali automatismi consentirebbe al contribuente di verificare la legittimità della richiesta da parte degli organi istituzionali. Una “test” reso possibile dal caricamento delle decisioni varate precedentemente sui casi specifici.

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