Garante privacy: l’intelligenza artificiale rischia di ampliare le disugliaglianze

L’intelligenza artificiale è stata al centro di un convegno del Gdpr. Gli algoritmi come regolatori della vita sociale piacciono ma creano anche perplessità

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Intelligenza artificiale (Foto Unplash)

Dopo 25 anni di attività il Garante della privacy tira le somme della propria attività, che nel tempo si è dovuta necessariamente adeguare all’incessante accelerazione tecnologica. Numerosi gli interventi autorevoli, ognuno dei quali ha sviscerato un nodo importante del rapporto tra cittadini, tecnologia e protezione dei dati personali. La tendenza unanime è stata di accogliere le nuove tendenze, ma allo stesso tempo di mettere in luce gli eventuali rischi a cui i cittadini, specialmente i più deboli, possono essere esposti.

La sfida normativa del Gdpr è di “individuare il miglior equilibrio tra la tutela delle persone e lo sviluppo del tessuto economico del Paese. Il consumatore deve avere delle conoscenze solide, strutturate e che si evolvono nel tempo”. Questa l’opinione di Loredana Gulino.

La chiusura dei lavori è stata affidata alle sapienti parole della giurista Sofia Ranchordas, che ha introdotto il tema sensibile dell’intelligenza artificiale nel trattamento dei dati da parte delle pubbliche amministrazioni. Delegare completamente ad un algoritmo i controlli, in assenza di supervisione umana, è un sistema soggetto ad eventuali errori importanti, in conseguenza ai quali è difficile trovare il responsabile. L’algoritmo?

La giurista porta ad esempio un caso eclatante avvenuto nei Paesi Bassi: “In Olanda, migliaia di famiglie hanno perso il lavoro, la casa e talvolta anche i figli a causa sistemi automatizzati utilizzati dalle autorità fiscali olandesi. Le agenzie fiscali infatti avevano segnalato migliaia di genitori come truffatori sulla base di piccoli errori commessi nella compilazione della domanda di un sussidio per l’asilo dei figli. L’AI aveva preso di mira famiglie povere o di immigrati che a causa di una presunta frode di 50 euro hanno dovuto improvvisamente restituire 50.000 euro di sussidi. Per fortuna è intervenuta l’Autorità per la protezione dei dati olandese che ha multato il fisco olandese per milioni di euro“.

Casi come questo non si devono replicare. E’ fondamentale nella società contemporanea rinsaldare la fiducia fra cittadini ed istituzioni, patto alla base di una civiltà democratica, che purtroppo nel tempo si è profondamente incrinato, se non fratturato. Il processo sempre più tangibile di trasparenza burocratica può aiutare, e la digitalizzazione ne è stata mezzo centrale. Ma non si deve esagerare, specialmente con il controllo diffuso ed indiscriminato in virtù del far emergere gli illeciti.

La protezione della privacy non solo serve ad evitare che interessi privati facciano lucro dei dati sensibili, specialmente di quelli che possono generare discriminazione, ma anche a riconferire dignità all’individuo in quanto tale, fatto di scelte, desideri e curiosità.

Il convegno si chiude con una dichiarazione del presidente del Gdpr: “In un contesto in cui i dati, anche e soprattutto personali, rappresentano le principali e più rilevanti risorse per l’economia, la ricerca, la crescita sociale, l’attività politico-istituzionale l’autodeterminazione informativa assurge a presupposto ineludibile di altri diritti e libertà fondamentali”.

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