Moda e tessile, la Commissione UE guarda alla sostenibilità

Via la fast-fashion in favore di tessuti riciclabili e riparabili in maniera economica. La Commissione presenta a Bruxelles il nuovo pacchetto economia circolare

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Tessile sostenibilità (Foto Unsplash)

Riparare anziché sostituire, riciclare invece si distruggere. Con questi moniti la Commissione europea ha presentato a Bruxelles un nuovo pacchetto sull’economia circolare che presto si trasformerà in norme per aziende e consumi. Lo scopo: evitare il più possibile il rilascio nell’ambiente delle microplastiche che provengono dai tessuti. Il tutto in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale.

E non solo. In un momento storico dove la dipendenza dall’importazione delle materie prime sta creando gravi conseguenze alle economie locali, il riciclo e la reimmissione nel mercato di prodotti da dismettere è probabilmente la soluzione più facilmente perseguibile a stretto giro. La circolarità del settore tessile è possibile. Ma sono necessarie delle indicazioni, anzi degli obblighi chiari, per le fabbriche. In primis dovrebbe entrare in vigore il divieto di distruzione dei prodotti invenduti, principio chiave in un’ottica di circolarità.

Inoltre la Commissione sta vagliando dei requisiti minimi sul riciclo dei prodotti tessili, a cui le industrie dovranno adeguarsi. Per ora si rimane nella fase progettuale, ma che se attuata in tempi brevi consentirebbe una svolta ecologica ed economica che si potrebbe estendere a macchia d’olio anche ad altri settori industriali.

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L’economia circolare semplicemente abolisce l’ultima tappa della vita di un prodotto, che non diventa mai rifiuto ma ritrova il proprio ruolo attraverso la trasformazione ed il riciclo. Su questo presupposto si basano le linee guida della Commissione, che di conseguenza implicherebbero anche una modifica delle abitudini dei consumatori. Il fast-fashion consente la vendita a basso prezzo di abiti – di qualità scadente – che passano rapidamente dalle passerelle ai negozi. Questo è possibile solo al prezzo di un grande impatto ambientale che deve essere arginato al più presto.

L’inversione di tendenza consentirebbe agli abiti di avere una vita più lunga. Ma allo stesso tempo dovrebbe essere scardinato il meccanismo della moda stagionale. Gli abiti dei manichini costantemente riprodotti negli armadi non possono più essere sostenibili. E questo cambiamento culturale può passare solo attraverso una consapevolezza del costo collettivo dell’usa e getta. Ma per fare ciò non bastano le indicazioni della Commissione europea, è necessaria una maggior sensibilizzazione, che se non riesce a toccare il cuore dei consumatori almeno intacchi il loro portafogli. E forse a quel punto può scattare una riflessione.

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