Clamidia, come riconoscere l’infezione dopo un rapporto

Sessualmente trasmissibile, la clamidia è un’infezione causata da un batterio che riguarda anche i feti. Ecco come riconoscerla

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Clamidia (Foto Tatiana Shepeleva on Adobe)

Fonte articolo: IRCCS Humanitas Research Hospital

In altri tempi si sarebbe parlato più disinvoltamente – con riferimento alla sfera sessuale – di malattie veneree; oggi, per una maggiore familiarità con il linguaggio filoscientifico che per un più raro ricorrere a una facile terminologia venuta meno con la diminuzione epocale dei rapporti sessuali occasionali non protetti legata alla prevenzione sessuale, ci riferiamo alle malattie sessualmente trasmissibili.

Averne circoscritto le cause – anche col contributo di un cambio sociale dei costumi – non significa che buona parte delle malattie trasmesse tramite i rapporti sessuali sia scomparsa; è solo celata in attesa di far risorgere le sorti dell’educazione sessuale. Una di queste patologie è la clamidia, una malattia sessualmente trasmessa causata dall’infezione batterica dovuta a un microrganismo, la Clamidia Trachomatis.

Clamidia, quali sintomi rivelano l’infezione?

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Clamidia (Foto Adobe)

La trasmissione del batterio della clamidia avviene in prevalenza tra i rapporti sessuali; eppure esiste una trasmissione verticale che lega madre e figlio nella gravidanza. La malattia è fondamentalmente asintomatica e colpisce soprattutto le donne, ma è presente anche nella sfera maschile; la manifestazione silente della malattia ha provocato una generalizzata sottovalutazione dei rischi, includendo la clamidia tra le malattie sessualmente trasmesse più diffuse al mondo, a fianco di gonorrea e sifilide.

I sintomi, quando si manifestano, sono di natura transitoria e lieve; le forme più frequentemente riconosciute sono: dolore mentre si urina (dolore minzionale); macchie arrossate sui genitali; dolori al basso ventre o senso di peso; prurito genitale e pubico; perdite vaginali nelle donne; rapporti sessuali dolorosi nelle donne (dispareunia); dolore ai testicoli negli uomini; dolore rettale nell’uomo e nella donne; ingrossamento dei linfonodi inguinali.

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Una corretta vita sessuale, corredata dall’igiene durante i rapporti sessuali e dall’utilizzo del preservativo (non è pienamente risolutivo, ma ne riduce i rischi), evita che l’infezione progredisca infiammando tube e ovaie (idrosalpinge, ascesso tubarico, sindromi aderenziali) fino a diminuire la funzione degli organi riproduttivi, con rischio di infertilità; oppure scongiurandone l’aggravamento in dolori addominali, febbre, diarrea, nausea.

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La clamidia si diagnostica mediante un tampone, vaginale e cervicale per le donne uretrale, o anale per entrambi i sessi; un test colturale delle urine, per rilevare la presenza del batterio; talvolta, nelle diagnosi più complicate, è opportuno ricorrere alla laparoscopia. Sebbene transitori, i sintomi, quando anomali, impongono un tempestivo ricorso al medico curante, il quale provvederà a prescrivere la somministrazione di antibiotici mirati, che nell’arco di quindici giorni andrà a debellare l’infezione, ma non ad eliminare i danni causati negli organi.

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