Greenpeace: mentre l’UE discute di deforestazione gli alberi continuano a sparire

Mentre i Ministri dell’ambiente dei Paesi dell’UE si trovano a Bruxelles per discutere della normativa con cui dovremmo riuscire a mettere al bando i prodotti che causano deforestazione dalle linee di approvvigionamento della comunità europea, Greenpeace lancia un nuovo allarme riguardo la normativa che rischia di trasformarsi in inutile carta straccia

Soia (foto: pexels)

La normativa in questione è proprio quella che dovrebbe permettere all’Unione Europea di ridurre il proprio contributo alla deforestazione. In linea generale si tratta quindi di un grande passo avanti, come fa notare il comunicato stampa dell’organizzazione ambientalista, ma mancano ancora alcuni tasselli fondamentali come “tutela dei diritti umani, la necessità di proteggere anche altri importanti ecosistemi diversi dalle foreste, l’omissione di obblighi per il settore finanziario e il mancato inserimento nella lista dei prodotti interessati dalla normativa di gomma, mais e carne di maiale e pollo, la cui produzione ha gravi impatti su foreste e biodiversità“.

Ci sono poi alcune multinazionali, sottolinea Martina Borghi Campagna Foreste di Greenpeace Italia, che stanno cercando in tutti i modi di annacquare la normativa per trovare scappatoie che non le costringano ad indicare effettivamente la provenienza delle materie prime e dei prodotti. il problema della deforestazione è legato a doppio filo a quello dell’industria agroalimentare innanzitutto.

Le foreste vengono eliminate per fare posto a campi da coltivare. Il problema è però che questi campi da coltivare non serviranno, nella maggior parte dei casi, a produrre cibo per gli esseri umani ma verranno dirottati e utilizzati per produrre mangime da destinare agli animali degli allevamenti intensivi.

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E sono proprio le multinazionali della soia tra le società che più di tutte stanno cercando di affossare la normativa così com’è. Per esempio inviando al commissario europeo per il clima Frans Timmermans una lettera, redatta e consegnata nei giorni conclusivi dell’ultima COP26, con cui si metteva in guardia lo stesso commissario riguardo l’inefficacia della norma in discussione che, questo si legge, “non avrebbe gli effetti desiderati” e causerebbe “importanti aumenti dei prezzi e problemi di disponibilità” delle granaglie e dei mangimi per animali.

Il problema che i grandi produttori di mangimi hanno è che anche così com’è la normativa che l’Unione Europea potrebbe firmare sarebbe la più stringente al momento prevista da qualunque Paese del mondo e impedirebbe la vendita sul mercato europeo di qualunque genere di prodotto cresciuto a scapito delle foreste.

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