La tutela delle risorse come alternativa alla guerra, il focus di Pileri su Altreconomia

Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione Territoriale e Ambientale al Politecnico di Milano, dalle colonne di Altreconomia parla di come tutelare le risorse e la biodiversità debba essere al centro dell’agenda mondiale anche in questo momento di guerra

Biodiversità (foto: Pexels)

Pileri fa per esempio riferimento al fatto che proprio il delegato ucraino alla Conferenza Mondiale sulla Biodiversità che si sta tenendo a Ginevra abbia sottolineato che tra gli effetti della guerra c’è la distruzione di ambienti naturali.

Nella dichiarazione del 14 marzo scorso si legge per esempio: “Negli ultimi giorni, diversi depositi di carburanti e linee di gas sono state bombardate dei militari russi causando emergenze ambientali e mettendo in pericolo la salute delle comunità e degli ecosistemi vicini”, ed ancora poco più sotto prosegue sottolineando che “i barbari invasori russi stanno distruggendo gli habitat naturali, la fonte della biodiversità. Ci vorranno molti anni per ricostruirli, compresi quelli delle specie rare e in via d’estinzione”.

Il paragrafo successivo dell’intervento racconta di come più della metà dei siti ramsar, ovvero delle zone umide di importanza internazionale, siano state colpite non solo in realtà negli ultimi giorni ma anche negli ultimi anni, dall’occupazione russa del 2014, con conseguente danno ad alcune zone che sono state utilizzate per le esercitazioni.

Perché, e lo sottolinea anche Pileri, questa guerra come praticamente ogni altra guerra della storia dell’umanità, è una guerra per le risorse: chi non ce le ha e le vuole cerca di sottrarle a chi le ha con qualunque mezzo. E come ricorda il docente di pianificazione territoriale e ambientale, è proprio questo nostro modo di vedere il mondo da un punto di vista di sfruttamento delle risorse che rischia di portarci al collasso globale, totale e definitivo.

La tutela della biodiversità e delle risorse significa anche tutela del prossimo. Significa riscrivere il nostro rapporto con gli altri e con il pianeta. Pileri ricorda poi anche una cosa che adesso con la guerra in Ucraina possiamo fare: riflettere per esempio sul modello dell’industria della carne. Sappiamo infatti che da Ucraina e Russia arriva circa un quarto del mais che ci serve. Ma non quello che ci serve per creare l’olio, quello da dar da mangiare agli animali degli allevamenti intensivi che devono, sempre in base al modello, consumare “un sacco di unità di energia e proteine per generarne poche nella bistecca che noi mangiamo“. E non va meglio con il grano il cui 20% finisce buttato.

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Ci uniamo quindi alle parole del professor Pileri quando dice che è questo il momento di rivedere radicalmente tutto il nostro sistema, per convincere la politica che non possiamo più andare avanti a sprecare.

Che non possiamo più fare affidamento su risorse che ci vengono da altri, risorse che poi comunque non sappiamo utilizzare. E in tutto questo rientra anche la difesa della biodiversità e la tutela ambientale e delle risorse. Anche perché, se non troviamo il modo di difendere l’ambiente in cui viviamo, tra neanche troppo tempo come in un brutto film di fantascienza ci troveremo a farci la guerra tra vicini di casa per l’ultimo bicchiere d’acqua pulita e anche forse per l’ultima piantina di pomodoro.

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