Nomisma individua gli interventi per una vera sanità di prossimità

Nomisma ha condotto uno studio per ReKeep per identificare quegli interventi necessari a raggiungere nel campo della sanità di prossimità gli obiettivi che ci siamo dati nel PNRR

Foto: Roman Kraft Unsplash

La sanità di prossimità, ovvero un sistema sanitario per cui non sia più obbligatorio spostarsi per centinaia di chilometri per poter usufruire di alcune terapie, è tra gli obiettivi del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa in Resilienza. Nomisma è stata incaricata da ReKeep di condurre una ricerca per poter identificare quegli aspetti su cui puntare per realizzare proprio il PNRR.

Innanzitutto, occorre lavorare per realizzare o potenziare gli ospedali, le case di comunità e le residenze sanitarie assistenziali che potrebbero fiorire o rifiorire grazie ai fondi stanziati. Ma perché abbiamo bisogno di un nuovo sistema sanitario nazionale più vicino alle persone?

La lezione ce l’ha data l’emergenza della pandemia da Covid-19, e le situazioni drammatiche che si sono venute a creare a causa del flusso improvviso di pazienti.

Per evitare di ritrovarci in futuro, e la scienza ci dice che le pandemie non si fermeranno, nelle situazioni che abbiamo visto nel corso di quest’anno e mezzo con i reparti al collasso e le persone che stazionavano nelle ambulanze perché non c’era posto, dobbiamo rivedere la rete di assistenza, che deve essere più capillare e di conseguenza più vicina alle persone.

Anche perché, e non è un dato da sottovalutare, l’età media della popolazione italiana va aumentando, il che significa che ci sarà sempre più bisogno e sempre più spesso di attrezzature e realtà che possano occuparsi in maniera ottimale delle patologie e delle situazioni specifiche della terza e quarta età.

Nomisma identifica tre parole chiave: velocità , domiciliarità e prossimità. Queste le definizioni che vengono date dalla ricerca nelle parole di Marco Marcatilli, responsabile dello studio:

Velocità nel senso che servono concretezza e tempestività per attuare questo cambio di passo e per risolvere le criticità già esistenti, emerse con forza in seguito alla pandemia.

Per domiciliarità intendo curare, dove possibile, le persone a casa e garantire una efficace assistenza extra ospedaliera. Siamo davanti a una nuova frontiera, in quanto per farlo servono persone preparate e tecnologie adeguate, innovazione e ricerca.

Prossimità, infine, significa prendersi cura delle persone attraverso le strutture territoriali e i medici di base, nuovi luoghi dove organizzare la sanità e le persone coinvolte, senza sovraccaricare i centri ospedalieri di grandi dimensioni. È questa la grande sfida di domani.

Parlando di numeri, secondo lo studio e secondo Marcatilli, avremmo bisogno di 10 volte il numero delle strutture che abbiamo perché “in Italia esistono attualmente 163 Ospedali di Comunità, che mettono a disposizione 3163 posti letto. Il PNRR prevede di realizzarne 381, ma per raggiungere l’obiettivo di una struttura ogni 50 mila abitanti (ovvero quello che noi consideriamo il bisogno standard) sarebbe necessario attivare ulteriori 661 Ospedali di Comunità, per un totale di 1.042 strutture e 13.220 posti letto“.

Un aspetto molto interessante e su cui lo studio di Nomisma per ReKeep si sofferma è anche la possibilità di riutilizzare, con opportuni interventi di ammodernamento, strutture esistenti che sono state abbandonate per diversi motivi.

Se potessimo mettere mano al patrimonio di edifici dismessi, avremmo benefici non soltanto dal punto di vista economico ma anche da quello sociale e sanitario, nonchè benefici a livello ambientale, riducendo fino a 117 milioni le emissioni di CO2.

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Nel PNRR alla sanità sono destinati 3,3 miliardi di euro ma la stima di Nomisma parla della necessità di 8,2 miliardi. Per poter sopperire e trovare i quasi 5 miliardi che mancherebbero, la soluzione sta nel coinvolgimento dei privati che potrebbero sviluppare con il pubblico una sorta di partenariato.

Come emerge dallo studio, una sanità più vicina alle persone non può che essere un bene e potrebbe, in seconda battuta, contribuire a ridurre il divario sanitario tra le diverse aree del nostro Paese.

A questo link il comunicato Nomisma pubblicato il 21 ottobre 2021

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