Distretto circolare verde, i rifiuti vengono trasformati in sostanze chimiche che producono energia

È stato presentato a Pisa un progetto denominato “distretto circolare verde”, per far sì che la chimica verde aiuti a chiudere il ciclo dei rifiuti

Foto: Johannes Plenio

Il progetto è stato proposto da NextChem, società del gruppo Maire Tecnimont che si occupa della chimica verde e di sviluppare tecnologie a sostegno della transizione energetica e dell’economia circolare. Cuore dell’idea del distretto circolare verde è riuscire a far sì che sia possibile produrre alcuni prodotti di chimica verde partendo dagli scarti.

In particolare, secondo l’idea di NextChem, si potrebbero utilizzare scarti plastici e secchi per produrre sostanze come idrogeno, metanolo ed etanolo. In alternativa o in tandem è possibile anche produrre idrogeno verde attraverso il processo dell’elettrolisi a partire dalle fonti rinnovabili.

Installare un distretto circolare verde, non in un punto unico del nostro paese ma con una struttura capillare, permetterebbe, come spiegato da Pierroberto Folgiero CEO di Maire Tecnimont e NextChem, di avviare anche una transizione verde a livello di mobilità: “Con un impianto di idrogeno circolare che parte da rifiuti plastici e rifiuti secchi si potrebbe produrre idrogeno a un prezzo basso che potrebbe essere utilizzato per esempio per la mobilità di una flotta di autobus nel territorio dove nasce l’impianto e potrebbe essere anche un modo per rompere il ghiaccio in questo grande tema che c’è dell’esistenza della domanda e dell’offerta di idrogeno“.

Finora una parte eccessivamente grande della società civile, anche delle industrie, nonché le istituzioni locali e nazionali hanno visto nei rifiuti solo un problema da risolvere. Il più delle volte questo problema è stato risolto in maniera goffa e inefficace dando inavvertitamente spazio di manovra a realtà criminali. Ma non deve essere per forza così e non deve essere più così.

Queste le osservazioni di Fabrizio Di Amato presidente di Maire Tecnimont: “I rifiuti sono il petrolio del terzo millennio e il nostro obiettivo è dimostrare che è possibile recuperarlo e riutilizzarlo per fini completamente rinnovabili attraverso un processo di gas di sintesi per trasformare i rifiuti in biocarburanti, matanolo o etanolo“.

I distretti circolari verdi possono trasformarsi in una soluzione e in una risorsa.

Prosegue Di Amato: “Si tratta di progetti che stanno in piedi con le proprie gambe e non necessitano dei contributi pubblici. I distretti circolari verdi, secondo noi, sono l’uovo di Colombo: possono dare nuova vita a siti industriali in crisi (raffinerie, ex acciaierie) salvando, quindi, posti di lavoro e creando nuova occupazione perché trasformandoli in impianti di nuova generazione con una forte caratteristica digitale e di innovazione avremo bisogno di lavoratori giovani e adeguatamente formati“.

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Poter ridurre drasticamente la quantità di rifiuti e trasformare quella che consideriamo immondizia in una risorsa che può provocare una ricaduta positiva su tutto il territorio nazionale deve convincerci della necessità di rivedere le politiche destinate ai rifiuti.

Non ci servono, quindi, inceneritori che riversino nell’aria sostanze tossiche. Quello che ci serve è un progetto coraggioso e lungimirante che possa effettivamente coniugare rispetto ambientale con bisogno energetico.

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