I buoni fruttiferi postali sono stati i risparmi delle famiglie italiane, ma al momento della successione possono trasformarsi in una trappola.
Per anni i buoni fruttiferi postali sono stati quasi un simbolo delle famiglie italiane. Facili da capire, garantiti dallo Stato, custoditi con cura nei cassetti come una sicurezza da lasciare ai figli.

Un investimento che sembrava intoccabile, senza sorprese. Eppure, al momento della successione, quella sicurezza che sembrava scontata può trasformarsi in un labirinto. Gli eredi, spesso impreparati, rischiano di perdere tutto con una semplice svista.
Gli errori che ti fanno perdere la possibilità di cambiare i buoni fruttiferi
Il primo nemico è il tempo. I buoni fruttiferi hanno una scadenza precisa e, una volta arrivati al termine, si possono riscuotere solo entro dieci anni. Se quel limite viene superato, la somma passa in maniera definitiva a Cassa Depositi e Prestiti.

Un dettaglio che molti ignorano, convinti che sia sufficiente avere il titolo in mano per non rischiare nulla. In realtà, basta dimenticarsene in un cassetto troppo a lungo e il risparmio di una vita può andare perduto senza possibilità di recupero.
Poi c’è la burocrazia, che come sempre non rende le cose semplici. Non basta andare all’ufficio postale con il titolo cartaceo: servono certificato di morte, dichiarazione di successione e atto notorio che indichi gli eredi. Se manca anche solo uno di questi documenti, la pratica si blocca. E i tempi si allungano, con il rischio di arrivare fuori tempo massimo.
Buoni fruttiferi cointestati: un caso a parte
Le cose si complicano ulteriormente con i buoni cointestati. Se è presente la clausola “pari facoltà di rimborso”, chi rimane in vita può incassare senza problemi.
Ma in assenza di quella dicitura, gli eredi del defunto per procedere devono accordarsi tutti. Situazioni che spesso generano litigi familiari e rinviano la liquidazione.

A questo si aggiunge un altro problema pratico: la gestione materiale del titolo. Se il buono viene perso, rubato o si rovina, diventa inutilizzabile. Si può richiedere un duplicato, ma serve la denuncia, la pubblicazione di avvisi e lunghi mesi di attesa. Nel frattempo, i soldi restano bloccati.
Non tutti i buoni fruttiferi sono “chiari”
Va considerata anche la scarsa chiarezza con cui in passato venivano illustrati i buoni. Non sempre i risparmiatori ricevevano fogli dettagliati con le date di scadenza e le condizioni precise. Alcuni tribunali hanno persino riconosciuto responsabilità di Poste Italiane per mancanza di trasparenza, ma ottenere un risarcimento significa affrontare cause legali lunghe e dall’esito incerto.
Ecco perché, anche se i buoni fruttiferi sono ancora una forma di risparmio amata dagli italiani, ereditarli non è mai così semplice come si pensa.





