Prestare soldi tra amici o parenti può sembrare semplice, ma senza le giuste precauzioni rischi controlli e guai con l’Agenzia delle Entrate.
Quando qualcuno che conosci ha bisogno d’aiuto, la tentazione di dargli una mano economica è forte.

Un amico che fatica a pagare l’affitto, un parente che ha un imprevisto… può capitare a tutti. Ma se presti dei soldi, anche solo per generosità, potresti trovarti nei guai con il Fisco, soprattutto se lo fai senza documentare nulla. Quindi sì, puoi prestare denaro, ma ci sono alcune regole fondamentali da conoscere.
Prestiti tra amici e parenti: nessun limite, ma serve cautela
Non esiste un tetto massimo stabilito dalla legge per i prestiti tra privati. Puoi prestare 500 euro o anche 50.000, ma tutto dipende da come lo fai.

Se usi contanti, meglio non superare i 5.000 euro. Sopra questa cifra è sempre consigliato, e spesso necessario, utilizzare strumenti tracciabili, come un bonifico o un assegno. Questo vale non solo per proteggerti in caso di mancata restituzione, ma anche per evitare che l’Agenzia delle Entrate pensi che ci sia qualcosa di losco dietro al movimento.
Prestiti tra privati: occhio agli interessi e non solo
Puoi anche chiedere un piccolo interesse sul prestito, ma senza esagerare. Se superi i limiti previsti dalla legge, rischi di essere accusato di usura. E comunque, se decidi di ricevere interessi, ricordati che dovrai dichiararli nel tuo 730: fanno parte del tuo reddito imponibile. Insomma, un piccolo guadagno sì, ma solo se sei in regola.

C’è anche un altro aspetto da considerare. Se ti capita spesso di prestare somme importanti a conoscenti, amici o clienti, potresti senza volerlo sembrare un “finanziatore abusivo”. La legge vieta l’esercizio non autorizzato dell’attività finanziaria. Quindi, se il prestito è occasionale va bene, ma se diventa un’abitudine rischi anche il penale.
Serve un accordo scritto quando si prestano soldi
È qui che molti sbagliano: il prestito va sempre messo nero su bianco. Una semplice scrittura privata può bastare, in cui siano indicati:
- I dati di chi presta e di chi riceve.
- Importo.
- Se si tratta di un prestito con o senza interessi.
- Tempi e i modi per la restituzione.
Meglio ancora se questo documento ha una data certa, cioè dimostrabile. Puoi inviarlo via PEC oppure per posta raccomandata senza busta: il timbro postale diventa la “prova” che la scrittura è precedente a eventuali controlli.
Se chi riceve il prestito dovesse venire a mancare, un documento scritto può evitare che gli eredi lo considerino una donazione. E questo cambia tutto in termini legali e fiscali. Insomma, aiutare è bello, ma farlo bene è ancora meglio.





