Niente sogni, le pensioni a 60 anni sono una via garantita per il benessere e la serenità: mai come adesso è così facile andarci!
La gestione dei propri averi è importante, ma quando si tratta del termine della propri attività lavorativa, ecco che entrano in gioco molteplici dinamiche che vanno ben oltre la qualità di lavoro prestata. Pensioni a 60 anni, per chi valgono? C’è chi è favorito dal sistema e termina senza troppe problematiche, ma anche coloro i quali sembra non arrivino mai a porre in essere un punto alla carriera. O almeno, ciò potrebbe accadere non solo tanti, ma anche senza soddisfazione. Cosa è cambiato e diviene una fonte di successo per i lavoratori?
Le pensioni a 60 anni non sono un miraggio, ma una realtà che può essere raggiunta grazie alle ultime novità in gioco. È il momento della tanto attesa riforma? Attorno alla questione vertono non poche complessità. Poiché è noto che il sistema pensionistico italiano sia contraddistinto da non poche falle. Ma l’aspetto più preoccupante è che non si posseggono i mezzi, cioè le risorse, per poter porre in essere un cambiamento di così grande portata.
Date però le ultime novità, la situazione parrebbe destinata a cambiare andando proprio a favore dei contribuenti. Cosa ha determinato le modifiche in atto? Soprattutto chi sono i destinatari del provvedimento vantaggioso? Elenco di requisiti e condizioni che possono soddisfare le migliorie protagoniste delle ultime evoluzioni.
Finalmente le pensioni a 60 anni: occasione da cogliere al volo!
Tutto parte da previsioni che a breve verranno confermate o meno. Si parla di una Riforma del sistema pensionistico perché nell’ultima nota di aggiornamento emessa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, non c’è traccia di nuove misure pensionistiche. Questo fa pensare che nel 2025 le pensioni sono destinate a essere modificate nelle loro gestione, e a ciò si aggiunge anche il fatto che a 60 anni si può realizzare ciò che in principio sembrare impossibile.
In ambito pensionistico tra le riforme più odiate c’è quella Fornero, poiché ha inasprito la modalità di accesso alla pensione. Prima si poteva consolidare il fine tra i 60 e i 65 anni, ed in condizioni meno gravose rispetto quelle attuali. Bastavano 20 anni di contributi e la pensione di vecchiaia, oppure era necessario aver versato 40 anni di contributi, e senza limite di età anagrafica, si ottimizzava l’obiettivo. Con la Fornero i requisiti si sono inesorabilmente complicati, ma se si utilizzasse il regime della Quota 96 si potrebbe andare prima in pensione. Appunto a 60 anni e non a 67 con 20 anni di contributi com’è attualmente disciplinato.
La Quota 96 non è l’unico asso nella manica del Governo però. Essa prevede 36 anni di contributi e 60 anni d’età, ma c’è un’altra ipotesi con la Quota 41. Questa indistintamente dalla tipologia di lavoratori, permette l’accesso alla pensione dopo aver versato 41 anni di contributi. Sono misure che non potrebbero essere sostenute dalle casse dello Stato. Se già la Quota 100 è stata un problema, con l’aggiunta delle 96 e 41 la situazione è destinata a capitolare. Ma perché allora se ne sta parlando?
Poiché se le due metodologie venissero calcolate con il sistema contributivo vigente, potrebbero divenire realtà ed essere fattibili. Quindi, la Quota 96 è una possibilità, oppure si rientra nella gestione corrente dei 67 anni. Stessa situazione per la Quota 41. Le novità in atto potrebbero davvero stravolgere il sistema pensionistico come mai fatto negli ultimi anni. È un addio alla Legge Fornero? È tutto da vedere!