Ddl carburanti, perché i benzinai minacciano lo sciopero: cosa succede

Ddl carburante, i benzinai minacciano nuovamente lo sciopero per protestare contro la riforma Urso: il motivo delle proteste.

Stazione di servizio rifornimento
Stazione di servizio rifornimento (Consumatore.com)

Benzinai di nuovo sul piede di guerra che minacciano un altro sciopero per protestare contro la riforma Urso. Nel frattempo, il Governo Meloni è alle prese con l’approvazione del nuovo disegno di legge, all’interno del quale figura anche la nuova legge sulla distribuzione del carburante a seguito della riforma Urso. Tutti i gestori degli impianti di servizio sul territorio italiano minacciano la chiusura del servizio.

Secondo i benzinai, la riforma è una delle più controproducenti mai contemplate. Ma cosa prevede? Nella bozza del testo, sul quale si discutono i negoziati tra aziende petrolifere e punti vendita, grande spazio ricopre la mobilità sostenibile, con l’attuazione di riforme Green da prendere in considerazione. Nella bozza di legge sono previsti incentivi di 60 mila euro per coprire metà delle spese calcolate sull’installazione di nuove colonnine di ricarica elettrica. Ma non solo.

Riforma Urso e la nuova bozza di legge in merito alla distribuzione del carburante: benzinai in sciopero

Rifornimento carburante
Rifornimento carburante (Consumatore.com)

Oltre all’installazione di nuove colonnine di carica elettrica, è previsto anche un Fondo per la trasformazione della rete carburanti verso la mobilità elettrica. In questo caso, il Governo ha previsto un’ulteriore spesa di 47 milioni di euro per finanziare gli anni 2025, 2026 e 2027. Per l’Unione Energie per la Mobilità (UNEM), associazione che gestisce le aziende petrolifere, si tratta di una manovra importante.

Tale manovra, invece, secondo Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, porterebbe un grande svantaggio nei confronti dei dipendenti legati al mondo delle energie fossile. Non si tratta di andare contro la transizione Green, ma di un passo importante che danneggia un intero settore, premiando le compagnie petrolifere ma abbattendosi sui benzinai, provocando precarizzazione dei contratti.

Domani, 10 settembre, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si discuterà sui provvedimenti da prendere. Nel frattempo, il Ddl è ancora bloccato, e si attende un nuovo disegno di legge sulla rete di distribuzione dei carburanti. Il MIMIT non riesce ad attuare la manovra Urso perché ostacolato dai benzinai, i quali minacciano uno sciopero generale.

In cosa consiste il nuovo disegno di legge sulle stazioni di servizio

Domani, al consiglio, saranno presenti il Ministro delle Imprese Adolfo Urso e il sottosegretario Massimo Bitonci, in più ci saranno anche i rappresentanti del Mase, il Ministero dell’Ambiente della Sicurezza Energetica. Ma in cosa consiste il nuovo disegno di legge? Nel qualificare i punti vendita, stabilendo migliori rapporti tra aziende petrolifere e stazioni di servizio.

Nella bozza sono previsti 60 mila euro per l’installazione del 50% delle colonnine di ricarica e un Fondo per la trasformazione per la mobilità elettrica. Si intende, dunque, per i prossimi tre anni, mettere in collaborazione benzinai e società petrolifere per unire gli sforzi e per progredire verso una mobilità verde. Dal 2025, infatti, oltre al carburante tradizionale, deve essere previsto anche un altro vettore energetico alternativo al fossile.

Colonnine elettriche, biocarburanti, nuovo tecnologie, dovranno accompagnare le energie fossili per i prossimi anni, prima di sostituirle completamente, tra qualche tempo. I benzinai che non si adegueranno, non riceveranno le autorizzazioni per la gestione della propria attività. Bollo auto, occhio alla beffa con le auto usate: i dettagli.

Stretta sulle autorizzazioni concesse ai benzinai: l’elettrico da affiancare al fossile

Dunque, è in atto anche una stretta sulle autorizzazioni concesse. Se Unem e Assoutenti sono soddisfatti dagli obblighi inseriti nella nuova manovra di legge sui carburanti, i benzinai non ci stanno. Eppure, come sottolinea Unem, occorrerebbe chiudere il 15% degli impianti italiani, visto che sono troppi, oltre 22 mila, contro i 14 mila di Germania, gli 11 mila di Spagna e i 10 mila di Francia.

Troppe stazioni di rifornimento generano una concorrenza sleale, favoriscono i fenomeni di evasione fiscale, aggirano le accise perché i controlli non sono sufficienti e favoriscono l’illegalità. Ma i sindacati protestano, perché ridimensionando le stazioni di servizio, ossia chiudendo circa 7 mila distributori, si licenziano tante persone. Benzina e diesel, la nuova truffa in corso: cosa evitare.

Eppure, ci sono almeno 5 mila impianti (il 20% del totale) che non erogano neanche 400 mila litri di carburante all’anno, generando introiti per 15/30 mila euro all’anno. Diminuendo gli impianti, si possono affrontare maggiori controlli, tenendo a bada il fenomeno dell’illegalità e combattendo la criminalità organizzata, che spesso gestisce questo settore, rubando allo Stato circa 15 miliardi di euro ogni anno.

Meno stazioni di servizio sul territorio per combattere l’illegalità: prevista la chiusura del 15% delle stazioni

I sindacati, inoltre, protestano perché, nella normativa, le colonnine elettriche sono previste solo nelle nuove stazioni di servizio, perciò quelle vecchie sono del tutto escluse e abbandonate a se stesse, non permettendo ai gestori di progredire verso la mobilità Green, restando indietro. Auto, arriva il carburante sintetico che sostituirà la benzina.

Questi, per restare al passo con i tempi, dovranno provvedere da soli all’installazione delle ricariche elettriche, affrontando costi davvero elevati che non possono permettersi. Infine, nella normativa si vuole cancellare la differenza di prezzo tra il self service e il servito, ma ciò permetterebbe ai benzinai di nascondere i margini straordinari che applicano sul servizio e che valgono oltre un miliardo di euro.

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