Premi produzione, scendono le tasse ma non per tutti

La legge di bilancio 2023 ha abbassato le tasse sui premi di produzione fino alla soglia di 3.000 euro per alcune categorie di lavoratori

Taglio tasse sui premi produzione ( Pixabay) – Consumatore.com

La legge di bilancio è approdata alla Camera ed ha ottenuto il via libera dalla maggioranza dei deputati. Ora si attende il passaggio solo formale al Senato per l’approvazione definitiva. Sono diverse le novità introdotte dalla manovra del 2023 che indirizza la spesa pubblica per il nuovo anno.

Tra le novità principali si è cercato di intervenire anche sulla tassazione. Allargata, così, ai fatturati fino a 85.000 euro, dai 65.000 euro precedenti, la tassazione agevolata al 15 per cento per i lavoratori autonomi con partita Iva. Inoltre, per i lavoratori dipendenti il taglio del cuneo fiscale in busta paga viene prorogato al 2 per cento per i redditi oltre i 25.000 euro e fino ai 35.000 euro.

Premi produzione, la tassa scende al 5 per cento

Taglio tasse sui premi produzione ( Pixabay) – Consumatore.com

Per i redditi inferiori, invece, il taglio del cuneo fiscale viene portato al 3 per cento dal 2023. Sempre per i lavoratori viene tagliata la tassazione sui premi di produzione. Infatti, la tassa scende dall’attuale percentuale del 10 al 5 per cento a partire dal 2023. La riduzione riguarda i premi produzione fino a 3.000 euro e riguarda le seguenti categorie di lavoratori:

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  • i dipendenti del settore privato e i loro eventuali eredi in caso di decesso del lavoratore;
  • i dipendenti il cui datore di lavoro sia un lavoratore autonomo;
  • i lavoratori in somministrazione, anche presso pubbliche amministrazioni perché sono dipendenti di agenzie del lavoro.

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L’agevolazione, quindi, non riguarda i premi di produzione per tutte le categorie di lavoro e tantomeno i premi produzione relativi ai lavoratori singoli. I seguenti lavoratori sono esclusi dalla riduzione prevista dalla manovra di bilancio del nuovo anno restando, così, al 10 per cento:

  • i dipendenti pubblici, anche se sono assunti con contratti di natura privatistica;
  • coloro che ricevono redditi assimilati a quelli di lavoro, come le collaborazioni a progetto, coordinate e continuative…;
  • i dipendenti che lavorano all’estero per più di 183 giorni all’anno.
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