“Never again”, un video alla Festa del cinema di Roma contro la vittimizzazione secondaria delle donne

Il racconto di una violenza spesso rinforza il trauma della vittima. Le autorità giudiziarie dovrebbero agire con maggiore cautela in questo tipo di reati

donne violenza
(pixabay)

La violenza sulle donne è uno dei reati con numeri più alti di dati sommersi, ovvero non denunciati. Perché? In parte per la radicata cultura maschilista per cui, se una donna è vittima di sopraffazione, è una conseguenza “normale” del gioco dei ruoli. Da un altro lato le donne spesso non denunciano per vergogna o per timore di finire alla gogna.

E non è un termine eccessivo se si considera che numerosi fatti di cronaca hanno testimoniato che durante le operazioni giudiziarie le vittime sono state costrette a rivivere in maniera brutale l’esperienza che le ha condotte in aula, e spesso con un’aggressività che ha riprodotto il trauma della violenza e compromesso ulteriormente la stabilità psicologica della vittima.

D.i.Re., rete contro l’odio, è composta da associazioni collegate fra di loro allo scopo di contrastare la violenza sulle donne e le discriminazioni di genere. D.i.Re. lavora seguendo un doppio binario: offre rifugio, cure e protezione alle vittime di violenza, attraverso numerosi centri dislocati in tutta Italia, ed allo stesso tempo muove campagne di sensibilizzazione per la presa di coscienza di una piaga che nel 2021 vede numeri in crescita.

In un comunicato stampa del 18 ottobre la rete di associazioni annuncia che alla Festa del Cinema di Roma, nell’ambito della sezione “Alice nella città” sarà lanciato il video contest “Never again – contro la vittimizzazione secondaria”. La proiezione avrà luogo il 23 ottobre.

Il progetto realizzato tramite video, si legge nel comunicato, “punta a potenziare la risposta al fenomeno della vittimizzazione secondaria, proponendo una campagna di sensibilizzazione nazionale e un modello di formazione rivolto a forze dell’ordine, avvocate e avvocati, magistratura, giornaliste e giornalisti”.

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Perché gli episodi di ri-violenza attuati in sede giudiziaria, da giornalisti e dall’opinione pubblica non si ripetono più, è necessaria innanzitutto una formazione adeguata delle autorità, ed una legislazione ad hoc che penalizzi l’accanimento nei confronti delle donne vittime di violenza.

Questo potrebbe contribuire ad una maggior visibilità del fenomeno di soprusi contro le donne, che purtroppo talvolta sfocia in tragedia, e dare maggiore coraggio alle vittime per spezzare il muro del silenzio.

A questo link il comunicato di D.i.Re.

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