Reddito di cittadinanza, stretta sui requisiti per il sussidio?

Il reddito di cittadinanza è stato confermato nel documento programmatico di bilancio. Ora però bisogna attuare delle modifiche

Il reddito di cittadinanza è stato confermato. Ieri il Governo ha approvato all’unanimità il documento programmatico di bilancio, pronto per l’invio alla Commissione Europea. Si tratta del perimetro, della cornice che sintetizza i campi di intervento e le risorse investite per ognuno da quella che poi sarà la legge di bilancio. Quest’ultima approverà nei dettagli quanto impostato in sintesi nel documento programmatico.

Reddito di cittadinanza, modifiche entro fine anno

Reddito di cittadinanza
(Pixabay)

L’approvazione di ieri traccia, quindi, le linee su cui si interverrà nell’economia del paese per il prossimo anno attraverso la legge di bilancio. L’approvazione di quest’ultima avverrà entro il 31 dicembre 2021. Da qui a questa data ultima il Parlamento potrà discuterne i contenuti, senza tuttavia poter cambiare i saldi, proponendo modifiche attraverso gli emendamenti.

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Per quanto riguarda i contenuti del documento programmatico, tra i vari interventi c’è la conferma del reddito di cittadinanza. Per questo provvedimento si è reso necessario un aumento dell’investimento di 200 milioni per supportare le maggiori domande previste in seguito alla crisi legata alla pandemia. Tuttavia, sono attese modifiche in vista dell’approvazione della legge di bilancio. Lo stesso premier Draghi è favorevole all’esistenza del sostegno ma va modificato per accompagnare i beneficiari al lavoro.

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Intanto si interverrà per rendere più stringenti i controlli e ostacolare i furbetti del reddito. Molto spazio sarà dedicato alla parte relativa alle politiche attive per il lavoro, ossia tutti quegli strumenti di supporto per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro. Questa parte che già riguardava la normativa del reddito di cittadinanza va rinforzata perchè non ha avuto esiti positivi. Si pensa anche ad una riduzione del provvedimento graduale nel tempo per evitare che i beneficiari si adagino poggiandosi sull’assegno statale.

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