Screening neonatali, Cittadinanzattiva segnala le difficoltà di accesso al servizio

Gli screening neonatali sono garantiti dalla legge, ma l’accesso al servizio non è uniforme su tutto il territorio nazionale

neonato
(pixabay)

Le attività di controllo sui neonati sono fondamentali per la prevenzione di malattie future. Nella prima età già si possono ravvedere i segnali di patologie gravi, ed è essenziale accorgersene in tempo per una cura efficace. Il tempo è il fattore discriminante tra la buona e la cattiva cura dei neonati a rischio.

Questo i medici lo sanno, e lo sa anche la legge. Con la 167/2016 si è esteso lo screening neonatale a circa 40 malattie metaboliche ereditarie. La stessa legge ha istituito il Centro di coordinamento sugli screening neonatali presso l’Istituto Superiore di Sanità per assicurare la massima uniformità di tempi e procedure sul territorio.

Cittadinanzattiva, con un comunicato pubblicato il 24 settembre, avvia un’indagine sul territorio nazionale in merito all’accesso allo screening neonatale, che dovrebbe essere garantito uniformemente in tutte le strutture pubbliche.

“Ad oggi l’accessibilità presenta numerosi ostacoli. Per intervenire in modo efficace sulla malattia, però, è fondamentale la diagnosi precoce, prima della comparsa dei sintomi, così come lo è aprire la possibilità di accedere anche agli screening neonatali genetici”, dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva.

Lo scopo dell’indagine è mettere in luce le criticità del servizio, e valutare la possibilità di implementare test genetici nello screening neonatale. La valutazione di possibili malattie per cui sono attive cure terapeutiche valide può impedire l’insorgere di disabilità o di morte precoce del neonato.

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A questo link il comunicato di Cittadinanzattiva

Nel prossimo futuro, il SSN deve essere pronto a individuare modelli organizzativi più efficienti, tempestivi e uniformi sul territorio e ad accogliere le nuove opportunità che la scienza mette a disposizione. Non possiamo perdere altro tempo e soprattutto non possiamo permettere che a perdere tempo siano i pazienti”.

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