In Africa i rifiuti elettronici stanno mettendo a rischio la salute di donne e bambini

I rifiuti elettronici vengono smaltiti rispettando l’ambiente solo nel 17,4% dei casi

“Con l’aumentare dei volumi di produzione e smaltimento, il mondo affronta quello che un recente forum internazionale ha descritto come un crescente tsunami di rifiuti elettronici, che mette a rischio vite e salute. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, mette in guardia gli stati coinvolti nello smaltimento dei rifiuti elettronici.

La dipendenza mondiale dagli apparecchi elettronici è ormai notizia acclarata. Nell’idea comune, la vita di un oggetto elettronico va dall’acquisto alla fine dell’utilizzo, tralasciando le problematiche riferite allo smaltimento. I rifiuti elettronici contengono sostanze che devono essere eliminate dall’ambiente in modo corretto, pena la diffusione di ulteriore CO2 nell’atmosfera.

Secondo la Global E-waste Statistics Partnership (Gesp), nel 2019 sono stati smaltiti opportunatamente solo il 17,4% dei rifiuti elettronici. Ed il resto? Come è abitudine occidentale, tutto ciò che è dannoso viene “spostato” nei paesi a basso reddito, il cosiddetto terzo mondo. Questa consuetudine nostrana è confermata da uno studio del 2020 portato avanti da i ricercatori Ifesinachi Okafor-Yarwood dell’Università di St Andrews e Ibukun Jacob Adewumi.

Secondo la loro teoria, l’occidente non si fa scrupoli a riversare i propri rifiuti elettronici in Africa, per evitare di pagare le ingenti somme che richiederebbe lo smaltimento corretto. La ricerca introduce il concetto di razzismo ambientale.

Un comunicato stampa di Osservatorio Diritti, che riporta la data del 28 giugno 2021, restituisce un quadro inquietante dell lavoro nelle discariche di rifiuti elettronici nei paesi africani. Un report dell’OMS, in collaborazione con “E-Waste Coalition” racconta la pratica di “smaltimento” operata in Africa. I rifiuti elettronici che vengono accatastati, sono utilizzati per ricomporre nuovi apparecchi. Ad occuparsi di questo lavoro sono prevalentemente bambini, anche con età inferiore ai 5 anni, e donne. Le loro piccole mani consentono di svolgere il lavoro in maniera più accurata.

I rifiuti elettronici espongono donne e bambini ad oltre 1000 sostanze dannose per la salute, quali nichel, mercurio, piombo ed idrocarburi. Questi elementi sono altamente volatili, così da contaminare anche l’ambiente e produrre effetti nocivi in tutta la comunità locale.

Il report dell’OMS riferisce che sarebbero 12,9 milioni le donne impiegate in questo lavoro. Le sostanze tossiche sono particolarmente dannose per le donne in stato di gravidanza. Un’esposizione prolungata potrebbe compromettere irreversibilmente la vita del feto, causando aborti, o malattie neonatali.

Ancora più gravi sono le cifre che riguardano i bambini. Nel suddetto documento si parla di oltre 18 milioni di minori che vivono, giocano e vanno a scuola vicino ai centri di ricliclaggio. I genitori stessi li impiegano nel maneggiare i rifiuti elettronici, che esalano sostanze cancerogene quali piombo e mercurio.

Gli effetti dannosi rilevati sono la compromissione dell’attività polmonare, problemi nell’attività neurologica e danni al DNA. I bambini sono soggetti vulnerabili, meno capaci di smaltire le sostanze tossiche. Per cui, come sottolinea l’OMS, è compito non solo genitoriale, ma anche istituzionale proteggerli da esposizioni nocive.

Conclude l’Organizzazione mondiale della Sanità: “Il settore sanitario può svolgere un ruolo fornendo leadership e advocacy, conducendo ricerche, influenzando i responsabili politici, coinvolgendo le comunità e raggiungendo altri settori per chiedere che le preoccupazioni per la salute siano al centro delle politiche sui rifiuti elettronici”.

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A questo link si trova il comunicato di Osservatorio Diritti

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