“1 to 1”, un format sperimentale per sognare un concerto ai tempi del coronavirus

“1 musicista, un ascoltatore, 2 metri di distanza”.

Questo è lo slogan del progetto “1 to 1”.

La flautista Stephanie Winker, la scenografa Franziska Ritter e il mediatore culturale Christian Siegmund nel 2019 hanno concepito questo format per adattarlo al suggestivo antico monastero turingio di Volkenroda.

Quel festival di concerti è stato ideato per esibizioni di musica da camera inserite in quel luogo specifico, ma è stato tanto il successo di pubblico che si è deciso di replicare il format anche in altre località d’Europa.

Una scelta provvidenziale. 2020: l’avvento del coronavirus ha stroncato la possibilità per la maggior parte dei musicisti di esibirsi, e tutto il settore dello spettacolo è entrato in profonda crisi. Ci sono ampie discussioni sul come coniugare una ripresa, seppur lenta, delle esibizioni dal vivo con l’emergenza in corso, ma le risposte sono poche.

Ovviamente, il format di concerti 1 to 1 non può sostituire l’esperienza del live come lo si è sempre vissuto, con palcoscenici enormi e persone strette nella condivisione dell’evento, ma è un modo per sostenere un settore culturale che rischia di estinguersi.

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Il format “1 to 1” a Roma

1 to 1
(Screenshot Instagram)

“Con i nostri progetti esploriamo le molteplici relazioni tra musica, spazio e persone in un modo innovativo e diverso”. Gli ideatori del format focalizzano l’esperienza del concerto come un dialogo costante tra musicista, spettatore e spazio performativo.

Lo scorso 23 gennaio 2021, a Roma, sono state organizzate maratone di concerti a Villa Massimo e nella Chiesa Evangelica Luterana di via del Babuino, dove 11 musicisti hanno eseguito 28 concerti in 12 ore. Il titolo della manifestazione era “Maratona 1:1 Concerts”.

L’iter era il seguente: lo spettatore (uno alla volta) veniva accompagnato all’interno della chiesa; si accomodava su una sedia di fronte al musicista, a 2 metri di distanza; la comunicazione tra i 2 avveniva senza parole, solo con lo sguardo; dopo circa un minuto di contatto visivo il musicista sceglieva il brano che più si addiceva all’incontro ed iniziava a suonare. Il concerto durava circa 15 minuti.

Il brano eseguito non veniva annunciato, per consentire al silenzio di entrare a far parte dell’esperienza; solo la musica aveva voce. Quando lo spettatore usciva gli venivano date tutte le informazioni sul brano eseguito e sul nome del musicista.

Le libere offerte degli spettatori sono servite per sostenere gli artisti in difficoltà.

Il progetto “1to1” non può essere visto come una reale alternativa ai concerti, ma come un modo per ricreare un rapporto diretto con la musica dal vivo.

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Ai tempi del covid l’esperienza individuale si è fatta strada a discapito di quella collettiva, ma rimane comunque un’esperienza, con tutto l’arricchimento personale che ne consegue.

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