Quanto costa il cenone di Capodanno nei ristoranti di Alessandro Borghese? Sono sicura che la cifra non la indovini!
In casa Alessandro Borghese il Capodanno non è mai solo una cena. È più simile a un piccolo rito collettivo, uno di quelli che servono a salutare l’anno che se ne va e ad augurarsi che il prossimo sia fatto di cose buone, belle, curate.
Niente fuochi d’artificio gratuiti, piuttosto un’idea precisa di accoglienza e di esperienza. Da Milano a Venezia, le sue due cucine diventano il luogo in cui il tempo si ferma per qualche ora e tutto ruota attorno al piacere dello stare a tavola.
Per il Capodanno 2026 Borghese, per il titolo del suo menu, sceglie una frase che sembra uscita da un libro: “L’Essere svela l’Essenza”. Dentro c’è molto del suo modo di cucinare e di raccontarsi. Autenticità, semplicità solo apparente, gusto che non ha bisogno di urlare per farsi ricordare. Il menu come un percorso, pensato per accompagnare l’ultima cena del 2025.
Nel ristorante milanese, in zona CityLife, la serata di San Silvestro ha l’eleganza delle grandi occasioni. Si parte con piccoli assaggi, studiati come l’inizio di uno spettacolo. Il pan brioche alle erbe con gambero rosso, la millefoglie di pane guttiau con sedano rapa e caviale, il lecca-lecca di baccalà mantecato.
Poi arrivano le Scintille, dove la tecnica incontra il ricordo. Gli scampi imperiali si adagiano su un’acqua di pomodori affumicati, accompagnati da una giardiniera. È quel gioco di contrasti che Borghese ama.
Il percorso continua con il raviolo di rombo e la spigola marinata, fino allo sgroppino che fa da pausa e prepara al dessert. Il “Chocolatissimo di Capodanno” chiude il cerchio con dolcezza, prima di lasciare spazio alla tradizione: cotechino, lenticchie, panettone e l’immancabile prima Cacio&Pepe dell’anno nuovo. Prezzo della serata: 300 euro, bevande escluse.
A Venezia l’atmosfera cambia, ma lo spirito resta lo stesso. Qui la cucina parla la lingua della laguna, però con accento personale. I chic-chetti di apertura sono un omaggio giocoso alla tradizione: tonno rosso affumicato, mini sandwich, hot dog di laguna rivisitato.
I piatti diventano via via più complessi, senza perdere leggerezza. Zuppe, paste ripiene, rombo, fino a un dessert che è una carezza: brioche veneziana tiepida con zabaione e vaniglia. Anche qui, a mezzanotte, musetto e lenticchie, seguiti dalla rituale Cacio&Pepe. Il costo sale a 500 euro, ma l’esperienza è pensata come un viaggio completo.
C’è un dettaglio che dice molto più di tante parole: a Natale i ristoranti di Borghese sono stati chiusi. Una scelta voluta, difesa, raccontata con orgoglio. Perché, come ha spiegato più volte, nessun successo vale quanto permettere a chi lavora con te di tornare a casa.