La bustina di zucchero al bar viene vietata: decisione incredibile

La bustina di zucchero destinata a scomparire dai banconi dei nostri bar: perché è stato stabilito così e chi ha preso la decisione

Bustine zucchero
Piaxbay

Importante proposta di regolamento sugli imballaggi che guarda all’economica circolare, presentata il 30 novembre dalla Commissione Europea.

Vietati gli imballaggi monouso e ciò riguarda anche lo zucchero nel settore Horeca (ossia hotellerie-restaurant-café). Dunque addio a bustine, tubetti, vassoi e scatole che contengono singole porzioni per gli alimenti.

Non solo lo zucchero usato principalmente per il caffè dei bar ma anche le salse per i condimenti. Se la proposta dovesse essere accettata quindi dai bar scompariranno quei grandi contenitori con le bustine da usare a piacimento.

Bustina di zucchero: come si farà adesso

Un arredo caratteristico dei locali negli ultimi decenni. Torneranno le zuccheriere? I più giovani non ricordano invece altri tipi di contenitori con lo zucchero, messo direttamente con il cucchiaino.

Un oggetto più ecologico e che non produce rifiuti. Tanta è infatti la carta buttata (e speso sempre con rimasugli di zucchero) che ogni giorni viene buttata via.

LEGGI ANCHE: Il bar che offre caffè gratis per tutti questa settimana

Esistono collezioni praticamente di tutto e non poteva mancare quelle delle bustine di zucchero. Un motivo in più per rafforzare la collezione se dovessero essere abolite.

Furono create per comodità e soprattutto per il trasporto. Quante volte il bar consegna il caffè amaro e poi il cliente decidere quando e se mettere lo zucchero? Un metodo certamente utile ma in tempi di crisi energetica dobbiamo fare delle rinunce, anche alla comodità.

Ma chi ha inventato la bustina di zucchero? Come riporta l’AdnKronos non c’è chiarezza. Forse risale al 1862, a Philadelphia, ma secondo altri la paternità è dei francesi Loic de Combourg e Francois de la Tourrasse, creatori della sucre-pochette nel 1908.

LEGGI ANCHE: Polli massacrati e venduti al discount: anche l’Italia è coinvolta

Ma c’è ancora una terza tesi. Alcuni attribuiscono l’invenzione a Benjamin Eisenstadt, un inventore e docente. Ci sarebbe anche un caso poiché propose ai produttori di realizzare confezioni di pochi grammi, idea che non gli fu brevettata ma rubata dai fabbricanti, senza corrispondergli un dollaro.

Impostazioni privacy