Tredicesima decurtata del 25%: salasso sulle tasse

Tra il 1 ed il 15 di dicembre nelle tasche di lavoratori dipendenti e dei pensionati arriverà la tredicesima. Ecco come verrà spesa

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Tredicesima (Foto Pexels)

“A dicembre tiri la tua freccia e trovi due cinghiali”…è la tredicesima. Chi è che non ricorda la bellissima, e divertentissima, scena del film Quo Vado. Una scena nella quale Luca Medici, vero nome di Checco Zalone, descrive in maniera scanzonata ma molto efficace una delle istituzioni finanziarie più amate dagli italiani.

Parliamo appunto della mensilità aggiuntiva, prevista per i pensionati e per tutti i Contratti Collettivi Nazionali del lavoro dipendente. Una mensilità in più che spesso cambia il corso economico dell’anno. Istituita nel 1936 come gratifica natalizia ed istituzionalizzata per tutti i lavoratori dipendenti ed i pensionati nel 1946 con la nascita della Repubblica.

Anche per quest’anno, come tutti gli anni del resto è attesa con una piacevole ansia, ma quest’anno, purtroppo il suo utilizzo sarà ben diverso dagli anni precedenti. La crisi economica ed energetica unita al volo dell’inflazione di fatto la riducono di oltre il 25%.

Tredicesima, un quarto se ne va in tasse

Lo afferma, in maniera circostanziata e con tanto di dati certificati uno studio della Cgia di Mestre. Vediamoli nel dettaglio. Il primo dato è quantitativo, saranno poco meno di 34 milioni gli italiani che riceveranno la busta paga doppia a dicembre.

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La cifra calcolata dal centro studi della Confartigianato di Mestre parla di 47 miliardi di euro complessivi di cui però ben 12 finiranno tra rate IMU, tasse e perdita di potere di acquisto fra tasse e maggior costi.

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Ne consegue un dato che fa riflettere. Nel 2012, dieci anni fa, gli italiani spesero 20 miliardi di euro in regali e prodotti gastronomici. Per il 2022 si stima che la spesa sarà inferiore ai 9,5 miliardi. Un indice molto chiaro del crollo economico del Paese dopo la pandemia da coronavirus covid-19

Il resto, ed è sempre la Cgia di Mestre a sottolinearlo, se ne andranno in bollette e rate del mutuo accumulate con gli extra costi determinati dall’inflazione e dalla crisi energetica. In risparmi finirà poco più del 21%, circa 10 miliardi. Mala tempora currunt

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