Spreco alimentare, la lotta deve partire dalle città

Lo spreco alimentare va combattuto dove si genera e i numeri diffusi da WWF Italia su ciò che succede nelle città italiane sono un campanello d’allarme che non possiamo silenziare

lotta allo spreco alimentare
Comprare consapevole (foto Pexels)

Una realtà che è sotto gli occhi di tutti ma che non viene ancora presa nella dovuta considerazione: le città sono i luoghi in cui più cittadini si aggregano e sono, di conseguenza, anche i luoghi dove più spesso il cibo viene sprecato, gettato, buttato senza che sia stato utilizzato a dovere e diventa rifiuto. E come sottolineato da WWF nel comunicato stampa che ha accompagnato la Giornata Internazionale di Sensibilizzazine su Perdite e Sprechi Alimentari, è dalle città e nelle città che occorre fare gli sforzi maggiori perchè i cittaidni conoscano le conseguenze dello spreco di cibo.

Se la crisi che morde ci sta insegnando qualcosa è che il denaro ha un valore altissimo e che occorre spenderlo con oculatezza. Anche quando si fala spesa alimentare. Ma lo spreco di cibo non è solo un problema per le tasche è un problema per tutti e come tale va percepito.

Buttare nella spazzatura cibo ancora buono non è solo uno spreco di soldi e inaccettabile sotto il profilo etico: costa anche in termini ambientali” si legge nel comunciato stampa. Il cibo è un prodotto e come tale consuma energia e risorse, energia e risorse che finiscono sprecate perchè il cibo finisce nel cassonetto e che diventa così responsabile di quasi il 10% delle emissioni di gas serra annue europee.

I numeri sullo spreco alimentare in Italia sono allarmanti e insieme vergognosi: 2 milioni di tonnellate di cibo che potrebbe essere consumato finiscono invece nel secchio. Ogni mese, ogni cittadini butta in media due chilogrammi di cibo. Come intervenire? “Le istituzioni e i cittadini possono fare molto per ridurre e prevenire lo spreco alimentare, promuovendo il passaggio delle città da semplici centri di ricezione di cibo, a facilitatori di soluzioni per la sostenibilità alimentare e ambientale“.

E tra le proposte di WWF Italia c’è il ritorno a una spesa fatta per i bisogni ravvicinati e non per scorte sul lungo periodo, un aumento degli spazi dei mercati per i piccoli produttori locali e una sensibilizzazione maggiore nei confronti delle soluzioni alternative al cassonetto.

Sul territorio nazionale, ricorda l’associazione ambientalista, si trovano esempi virtuosi di città che cercano di combattere lo spreco. Milano è tra questi esempi ma occorre, conclude il comunicato, che si sviluppino rapporti virtuosi tra consumatori e produttori locali e una più generale Smart Food Community per un consumo responsabile e consapevole del cibo e, di conseguenza, delle risorse ambientali.

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