La spinta ecologica non può prescindere dall’eliminazione delle disuguaglianze

Benessere sociale ed ecologico vanno pari passo. Lo dimostra uno studio che profila per il futuro due scenari paralleli

ecologia ed eliminazione disuguaglianze vanno pari passo
Rifiuti Africa (Foto Adobe)

Quando si parla di sostenibilità viene subito in mente il colore verde ed immagini bucoliche dove la natura domina sovrana e l’uomo, umilmente, raccoglie i frutti della terra. Un’evocazione poetica che poco ha a che fare con ciò che muove i mercati e le politiche globali. Gli accordi di Parigi del 2015 avevano evidenziato la necessità, anzi, l’urgenza, di ripristinare una temperatura terrestre non superiore ai 1,5 gradi sopra le medie del 1900. Questi accordi sono stati sottoscritti dagli stati membri.

Tuttavia negli ultimi 7 anni sono rimasti lettera morta. La situazione climatica sta peggiorando, e con essa, oltre a prospettive per il futuro poco rosee, eventi climatici devastanti ed improvvisi. Come lo scioglimento della Marmolada che ha causato la perdita della vita per 11 persone. O l’alluvione in Pakistan, che in questi giorni è sotto i riflettori dei media mondiali e di cui sarà impossibile contare le vittime.

È il momento di una drastica inversione di rotta in senso sostenibile. Ma cosa significa sostenibilità? Il concetto è più ad ampio raggio di quanto si creda. Non può assolutamente prescindere dalla tutela dei diritti umani e dall’eliminazione delle disuguaglianze. Per fare un esempio. Se l’Europa “democratica ed illuminata” riesce a disfarsi dei propri rifiuti, che generano tonnellate di Co2 ogni giorno, esportandoli in Africa e creando delle discariche accessibili a chiunque, il problema non è risolto, è solo messo sotto al tappeto.

Il rapporto di “Earth for all”, un collettivo europeo di scienziati, attivisti e medici, ha pubblicato recentemente un aggiornamento, “Limiti dello sviluppo”, sulla situazione globale partendo dall’auspicato benessere climatico. Il documento profila due scenari futuribili, che variano in base alle scelte politiche sul tema ecologico. Alla base di queste previsioni c’è un indicatore di benessere, costruito con dati tra cui reddito disponibile, disuguaglianza di reddito, servizi governativi, crisi climatica, progresso percepito e loro relazione con le misure di fiducia sociale.

Nel primo scenario, chiamato “too little, too late”, “troppo poco, troppo tardi”, le politiche mondiali su ecologia e disuguaglianza proseguiranno la linea in vigore nel 2022. Si prevede una decrescita continua dell’indice di benessere fino al 2050, anno in cui dovrebbe stabilizzarsi, ma con livelli decisamente inferiori a quelli attuali.

Nell’altro scenario invece l’umanità compie il grande salto, il “Giant leap”. Introduce politiche sociali diffuse, e sostituisce completamente l’utilizzo del petrolio con fonti rinnovabili. Inoltre l’introduzione di pensioni adeguate, la tassazione del 10% della popolazione più ricca e l’annullamento del debito dei Paesi a basso reddito. Questo consentirebbe di tener fede agli accordi di Parigi, mantenere la temperatura globale sotto un certo livello e garantire un benessere diffuso.

Questo studio palesa come il rapporto tra sostenibilità ambientale ed eliminazione delle disuguaglianze sia più stretto di quanto si pensi. Tra le due non esiste una priorità in agenda.  La scelta tra i due scenari sta a noi. Con un po’ di coraggio e qualche rinuncia.

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