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Cedolare secca, cos’è e quando non conviene

La cedolare secca è una forma di affitto stipulata tramite contratto di locazione. Quando conviene e quando no

Cedolare secca (Foto Pixabay)

La cedolare secca è regolata da un decreto legislativo del 2011. È un regime di locazione alternativo a quello ordinario, dove i redditi rientrano nell’IRPEF. Consiste in un tipo di tassazione semplificata che può avere molti vantaggi, ma non per tutti. Può optare per la cedolare secca il contribuente titolare del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (ad esempio, usufrutto). Ad eccezione di immobili affittati a società o esercizi commerciali. Quindi è un’opzione valida esclusivamente per le persone fisiche.

Anche l’immobile deve avere delle precise condizioni. Sono comprese le case con categoria catastale dalla A/1 alla A/11, con eccezione della A/10, che comprende uffici o studi privati, e si applica anche alle pertinenze dell’appartamento, come cantine o box auto.

Cedolare secca, quando conviene stipularla e quando no

Cedolare secca (Foto Pixabay)

La cedolare secca comprende una tassazione fissa sugli immobili, quindi non progressiva rispetto al reddito. Nello specifico corrisponde:

  • 10% sui contratti di locazione a canone concordato stipulati per immobili situati nei comuni metropolitani ad alta densità abitativa (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia), nei comuni confinanti con gli stessi e in tutti i comuni capoluogo di provincia;
  • 21% se la casa è affittata a mercato libero;
  • 10% sui contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali è stato deliberato lo stato di emergenza, colpiti da calamità naturali;
  • 10% sui contratti d’affitto a studenti universitari;
  • 10% sugli affitti transitori disciplinati dalla legge n. 431/1998.

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Chi opta per la cedolare secca inoltre è esente dal pagamento dell’imposta di registro e di bollo. Allo stesso tempo il proprietario con appartamento locato in regime di cedolare secca rinuncia automaticamente a richiedere l’adeguamento ISTAT annuale sul canone d’affitto.

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Questa opzione può essere molto conveniente per i redditi alti, in quanto non si va a sommare all’IRPEF. Al contrario, per i redditi bassi, può essere più conveniente il regime ordinario di locazione che consente delle detrazioni sulla dichiarazione dei redditi.

Pubblicato da
Giulia Borraccino