In Lombardia non c’è un piano per affrontare la demenza senile

La regione Lombardia non è pronta per affrontare i malati di demenza senile. Manca infatti l’adozione del Piano Nazionale Demenze il cui tavolo di confronto permanente è attivo dal 2015

demenza lombardia
Demenza, in Lombardia i caregiver sono soli (foto Adobe)

La situazione la riporta Altreconomia partendo in realtà dal racconto fatto attraverso i social da parenti di anziani che sono stati colpiti da demenza senile. Parenti che poi si sono riuniti in una associazione per far fronte alle carenze strutturali.

Perché in questa regione d’Italia, in cui in realtà vive la concentrazione più alta di anziani di tutto il nostro Paese, la maggior parte di quegli interventi di supporto ai malati con demenze neurodegenerative vengono affidati o alle RSA oppure alle organizzazioni della società civile, senza una organizzazione vera e propria centralizzata.

Ma prima di parlare della situazione in cui verte la Lombardia vediamo come è definito il Piano Nazionale Demenze sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità. Nella sezione appositamente creata per il cosiddetto PND viene ripercorsa tutta la storia del Piano Nazionale. Si tratta di uno strumento “formulato dal Ministero della Salute in stretta collaborazione con le Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità e le tre Associazioni Nazionali dei pazienti e dei familiari” il cui scopo è quello di dare indicazioni per promuovere e  migliorare gli interventi proprio nel settore delle demenze.

Nel PND sono contenuti quattro obiettivi che servono a rendere omogenei gli interventi su tutto il territorio nazionale:

Obiettivo 1: Interventi e misure di Politica sanitaria e sociosanitaria

Obiettivo 2: Creazione di una rete integrata per le demenze e realizzazione della gestione integrata

Obiettivo 3: Implementazione di strategie ed interventi per l’appropriatezza delle cure

Obiettivo 4: Aumento della consapevolezza e riduzione dello stigma per un miglioramento della qualità della vita

Quello che manca, stando anche ai racconti riportati dai colleghi di Altreconomia, è una struttura solida regionale che possa aiutare effettivamente i parenti degli anziani affetti da demenza in un percorso che raggiunga in concreto gli obiettivi previsti dal PND. E sembra paradossale come la Lombardia, dove è più alta la percentuale di anziani ed è quindi più probabile che vi siano soggetti che sviluppano forme di demenza senile, non sia ancora stato adottato il Piano Nazionale.

Va comunque detto che, almeno a libello locale, qualcosa si muove. Nel 2013 il Comune di Milano ha creato la cosiddetta Rete Alzheimer con lo scopo di coordinare e anche di finanziare una serie di iniziative a supporto dei malati di Alzheimer e soprattutto dei parenti che si prendono cura di loro. Sono le ONLUS, come Piccolo Principe e Non Ti Scordar Di Me, e soprattutto le RSA che nei fatti si trasformano nell’unico modo con cui i parenti dei malati di Alzheimer possono trovare una qualche forma di sostegno.

Leggi anche: FederBio, tutti i numeri dei pesticidi nei terreni agricoli tradizionali e bio

Leggi anche: Appello CittadinanzAttiva: calendarizziamo lo Ius Scholae

La situazione in Lombardia è talmente tanto complessa e i caregiver si sentono così poco assistiti che chi può si sposta in Emilia Romagna o in Veneto. Queste due regioni sono invece un’eccellenza proprio nel trattamento della demenza e hanno creato un piano diagnostico terapeutico assistenziale coordinato in cui tutto il percorso dei malati di Alzheimer viene registrato e monitorato al fine di garantire l’assistenza migliore in tutte le fasi della malattia.

La speranza ora è che i soldi che tra il 2022 è il 2024 arriveranno alla Lombardia attraverso il Fondo demenze, parliamo di oltre 1,6 milioni di euro, aiuteranno a sbloccare questa situazione e a creare quindi una rete organica di servizi che aiutino nei fatti i caregiver e i malati di Alzheimer. Come riporta ancora Altreconomia a tal proposito è stato contattato anche Alessandro Amorosi, referente regionale nell’ambito delle demenze, che si è però limitato a dichiarare che le risorse verranno gestite dalla Direzione Generale del Qelfare senza però dare indicazioni specifiche su che cosa si voglia fare davvero con questi soldi.

Impostazioni privacy