Salute pubblica, scarso il coinvolgimento delle associazioni nella definizione del PNRR: Cittadinanzattiva denuncia

La salute pubblica delegata alle Regioni ed agli enti locali dovrebbe coinvolgere maggiormente le associazioni che danno voce ai pazienti, per organizzare un lavoro sul territorio maggiormente efficiente

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Salute pubblica (Foto Unsplash)

Risulta paradossale che, nonostante gli oltre due anni di pandemia, il tema della salute sia stato uno degli ultimi ad essere discussi in seno alla Conferenza sul futuro dell’Europa, ma possiamo considerarlo come un punto di partenza per una collaborazione più forte fra gli Stati Membri nell’ottica di ridurre le diseguaglianze sanitarie”. Questo il commento di Mariano Votta, responsabile delle politiche europee di Cittadinanzattiva, che chiude il comunicato stampa dell’associazione datato il 21 aprile.

La delega alle Regioni ed agli enti locali in tema di sanità, sulla carta si avvarrebbe del presupposto di creare una struttura sanitaria di prossimità, più vicina alle reali esigenze del territorio. Ed invece Cittadinanzattiva, con il supporto di altre associazioni locali che rappresentano le necessità dei pazienti, denunciano che le istituzioni italiane hanno mancato nel coinvolgerle sull’attuazione dei piani previsti dal PNRR.

Come sottolinea Anna Maria Mandorino, presidentessa di Cittadinanzattiva, “il livello di partecipazione dei cittadini e delle comunità allo stesso risulta deficitaria. Come Osservatorio civico sul PNRR – del quale Cittadinanzattiva è fra le organizzazioni promotrici – abbiamo reclamato maggiori spazi e forme di partecipazione, nonché maggiore trasparenza dei dati e delle informazioni, ottenendo anche importanti aperture in tal senso“.

In occasione della XVI Edizione della Giornata Europea dei diritti del malato, svoltasi online il 20 e 21 Aprile 2022, sono stati interrogate 38 associazioni di pazienti e di tutela dei diritti di 18 Paesi. E’ emerso che in alcuni casi non c’è stato alcun coinvolgimento da parte delle istituzioni nella definizione delle priorità sulla salute pubblica.

Oltre che un paradosso, questa direzione conferma ancora una volta quanto la specificità territoriale venga sottovalutata in favore di pianificazioni dall’alto che di conseguenza risultano essere poco funzionali. E quando si parla di sanità non si possono commettere determinati errori, che necessariamente ricadono sulla vita stessa delle persone.

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Il diritto alla salute è stato sancito al livello mondiale, ma non ancora è stato garantito il percorso che porta i cittadini ad avvalersi di tale diritto. E la strada che chiaramente si sta imboccando è sempre più verso una sanità d’élite, che compromette ulteriormente il concetto di salute pubblica.

L’inversione di rotta in Italia è ancora possibile, a differenza dei modelli statunitensi, ma per attuare ciò è necessario rompere con i presupposti esacerbati e messi in luce dalla pandemia, dove ogni cittadino ha sperimentato in prima persona che la cura fai da te o delegata al settore privato era l’unica chance per assicurare la propria sopravvivenza stessa.

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