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Il ritorno degli italiani nei bar e ristoranti, un segno del desiderio di “normalità” post pandemico

I numeri del Censis parlano chiaro: gli italiani vogliono tornare a consumare fuori casa quanto e più di prima. Gli home delivery non hanno intaccato più di tanto questo desiderio

Ristoranti e bar a Roma (Foto Yoav Aziz – Unsplash)

L’economia italiana si regge molto sul food & beverage, che tradotto riporta l’espressione forse un po’ squalificante del “mangia e bevi”. Specialmente nelle città più turistiche, molti esercizi commerciali sono stati confezionati appositamente per chi viene solo in visita, e sa cosa aspettarsi.

Ma allo stesso tempo una ricerca del Censis, elaborata in collaborazione con Horeca, mostra come per gli italiani stessi bar, locali e ristoranti rappresentino un valore irrinunciabile. Al punto che il 68,2% degli intervistati afferma che negli ultimi due anni “ha avuto nostalgia dei momenti di convivialità trascorsi di solito nei locali pubblici”. Di conseguenza “il 71,1% della popolazione afferma che tornerà con uguale o maggiore frequenza a fare colazione fuori casa nei bar o nelle pasticcerie, il 68,9% tornerà a mangiare al ristorante o in trattoria, il 65,9% tornerà a consumare aperitivi e apericene in wine bar, enoteche o brasserie”.

Perché questi dati sono interessanti? Il Censis, insieme ad Horeca – acronimo di hotel restaurant e caffè – sottolinea nel comunicato stampa del 29 marzo 2022 quanta importanza abbia il ruolo della ristorazione all’aperto nell’economia nostrana, come posti di lavoro, servizi ed addirittura sicurezza delle città. Infatti nei numeri pubblicati emerge che una buona percentuale della popolazione ritiene che la presenza di locali renda più sicure le strade.

Quindi dalla ricerca Censis sembra chiaro che il desiderio degli italiani di tornare a mangiare e bere fuori casa sia un fattore esclusivamente positivo. E da questi numeri si possono trarre degli spunti di riflessione. Innanzitutto questo tanto agognato “ritorno alla normalità”.

Cos’è la normalità? Tornare al 2019 come se nulla fosse accaduto? Come si può pensare di annullare e schiacciare completamente gli ultimi due anni? Solo una popolazione poco consapevole di se stessa può chiedere e desiderare una cosa del genere. Per quanto ingenua, la richiesta di una normalità può essere comprensibile solo per chi trovava nel 2019 un porto sicuro, e dai dati prepandemici di certo non è la maggioranza delle persone.

Ma per gli italiani tornare a vedere le strade piene di persone che escono, consumano aperitivi e si divertono è un’immagine rassicurante. Ed allora via libera a tutte le attività che rendono visibile il consumo di massa. Di conseguenza la “normalità” si identifica sempre più con la socialità nei luoghi pubblici. Un’interpretazione di superficie che palesa come la mentalità nostrana sia sempre più narcotizzata.

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Inoltre in questi due anni i ristoratori hanno ricevuto delle deroghe che non sono state concesse a molte altre categorie professionali. I tavoli all’aperto ormai sono ovunque, anche davanti ai portoni delle abitazioni, e l’occupazione selvaggia non può essere concessa in nome di un riscatto economico. Quello che gli italiani chiedono è di tornare a fare festa ed a consumare nei locali; quello che i ristoratori chiedono è di tornare ad avere locali pieni di persone.

Nella ricerca Censis – ma probabilmente non era questo il focus – non si accenna minimamente ad un consumo consapevole e sostenibile, unica strada percorribile per mantenere il rispetto delle città e dell’identità culturale dei luoghi. Il consumo di massa è fortemente responsabile dei cambiamenti climatici e delle tragedie ecologiche che coprono le pagine dei giornali. Ma il collegamento evidentemente non è stato fatto. Meglio rimuovere ciò che non ci piace. E due anni di restrizioni, decessi e sofferenze sembrano non aver smosso più di tanto le coscienze collettive. L’importante è tornare a fare aperitivi.

Pubblicato da
Giulia Borraccino