Covid e alimentazione, come sono cambiate le abitudini degli adolescenti secondo il progetto “Food Mood”

Sono stati intervistati adolescenti delle scuole superiori in un campione selezionato in Emilia Romagna. Sembra che i numeri si possano confermare sull’intero territorio nazionale

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Jimmy Dean (unsplash)

L’alimentazione sana sta prendendo sempre più posto nelle preoccupazioni degli italiani specialmente la fascia di popolazione con un livello di istruzione più alto. Infatti una ricerca conferma che chi più sa, più tende a seguire le indicazioni dei nutrizionisti.

Stiamo parlando di un progetto, “Food Mood”, portato avanti da team composto, tra gli altri, dall’Università Cattolica di Piacenza e dal Crea Alimenti e Nutrizione. Lo studio si è concentrato sulla relazione tra impatto da Covid ed alimentazione negli adolescenti italiani. Il campione di riferimento sono stati 482 giovani delle scuole superiori in Emilia Romagna, preferibilmente licei. Questo studio viene raccontato da un articolo de “Il Fatto alimentare”.

Ciò che spicca, a differenza di quello che si potrebbe pensare intuitivamente, è che gli effetti della pandemia sull’alimentazione dei giovani non sono stati, a conti fatti, così negativi. Infatti, se da una parte l’aumento del tempo passato in casa ha portato ad un maggior disordine alimentare (come ad esempio spuntini davanti al computer o l’abolizione della colazione), dall’altra i pasti in famiglia hanno ritrovato le abitudini perdute.

I pranzi con tutta la famiglia per i giovani sono quasi una novità, specialmente per coloro che hanno entrambi i genitori lavoranti. E la calma del contesto familiare, ed il consumo del pasto nelle mura domestiche possono prevenire cattive abitudini alimentari come ad esempio consumare pasti rapidi ipercalorici al posto della nota ed incensata dieta mediterranea.

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Laura Rossi, ricercatrice del Crea Alimenti e Nutrizione, commenta la ricerca: “I nostri studi stanno confermando che la pandemia ha portato una maggiore attenzione del consumatore al tema della sana alimentazione. Tuttavia, l’aderenza alla Dieta Mediterranea resta bassa, con il 60% della popolazione che non la segue, soprattutto nelle regioni del sud Italia”.

La politica alimentare in Italia rimane ancora un po’ indietro rispetto ai parenti del nord Europa, ma si stanno facendo passi avanti. Forse finora non ce ne è stato particolarmente bisogno, perché la dieta italiana eccelle in quanto salubrità e penuria di grassi di origine animale. Ma ora il quadro è un po’ diverso, specialmente per i numeri in crescita di obesità infantile. Una consapevolezza dell’importanza dell’alimentazione nella fase di sviluppo e delle politiche nazionali informative possono fare molto in questo senso.

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