Altroconsumo, l’inchiesta sull'”All you can eat” dei ristoranti giapponesi

L’indagine si è focalizzata principalmente sui livelli di igiene, sulla temperatura di servizio e sul controllo del Green pass dei vari ristoranti “All you can eat”

ristorante giapponese
Tamas Pap Zali (unsplash)

C’è chi adora andare a cena con la formula “All you can eat” e chi al contrario è diffidente. Bene, entrambe le posizioni sono legittime. Anche se lo è altrettanto chiedersi come sia possibile mangiare pesce fresco crudo a volontà a 25 euro. Si può dire che il costo viene ammortizzato dai numeri di vendita. Ovvero: il ricarico, e quindi il guadagno per ogni singola pietanza è inferiore ai prezzi da listino, ma il guadagno complessivo può essere pari o superiore per un numero maggiore di clienti.

Il sistema della ristorazione così come lo conosciamo, infatti, sottostà a regole spietate. L’approvvigionamento delle materie prime, le preparazioni, le spese per il personale sono fisse ogni sera. Tutto quello che fa la differenza è il numero di persone che decidono di cenare in un determinato posto. E non c’è algoritmo che possa fornire delle previsioni esatte. Quindi spesso ci si affida alla fortuna, con il rischio di subire grosse perdite economiche.

Se questo discorso è valido per tutti gli esercizi di ristorazione, lo è a maggior ragione per i ristoranti giapponesi. Il pesce crudo, infatti, oltre ad un sostanzioso costo alla base, implica anche delle spese di refrigerazione adeguata e dei tempi di servizio molto ridotti. Infatti per essere servito in sicurezza, deve essere molto fresco; in caso contrario ne va della salute del cliente.

Altroconsumo ha svolto un’indagine su 10 ristoranti giapponesi a Roma e 10 a Milano che offrono la formula “All You can eat”. L’igiene e la freschezza dei piatti sono stati i primi parametri indagati. Sono risultati 3 bocciati a Milano e nessuno a Roma per l’igiene. I bagni erano ben puliti ed i camerieri indossavano la mascherina fino al naso. Delle insufficienze rischiose invece si sono riscontrate per la temperatura di servizio.

Leggi anche: La Legge sul biologico quasi al traguardo, ma è stato necessario eliminare l’equiparazione con il biodinamico

Leggi anche: Spreco alimentare, secondo l’Osservatorio gli italiani hanno buon senso

Il pesce crudo andrebbe servito a 10°; si è rilevata frequentemente una temperatura oltre i 20°, con picchi di 26,7°. Questo è inappropriato per un ristorante che serve pesce crudo. L’alta temperatura, infatti, può facilitare lo sviluppo di batteri patogeni anche gravi. Altroconsumo ha effettuato tamponi su bicchieri e tavoli, nessuna insufficienza a Roma, 3 a Milano

Per quanto riguarda il controllo del Green pass non passano l’esame 4 ristoranti su 10 a Milano e 3 su 10 a Roma. Anche il distanziamento dei tavoli è risultato non appropriato. In definitiva, la capitale offre ristoranti “All you can eat” molto più affidabili del capoluogo lombardo.

Impostazioni privacy